Gli spedizionieri genovesi sono pienamente coinvolti nei Tavoli tecnici attivati dall'Autorità Portuale e dalle amministrazioni locali per ridurre i problemi al porto dopo il crollo del ponte Morandi dell'A10. "Il chilometro e duecento metri di questo viadotto reggeva l'efficienza logistica dell'intero nord-ovest d'Italia e di una parte consistente di trasporto internazionale delle merci", dichiara a TrasportoEuropa Gianpaolo Botta, direttore generale di Spediporto. "Questo crollo è un terremoto che sta rivoluzionando il porto e stiamo attuando uno sforzo collettivo per attivare iniziative destinate a mantenere elevata la qualità del servizio portuale, in attesa della ricostruzione del ponte autostradale".
L'attività di Spediporto si sta dispiegando a diversi livelli. "Per quanto riguarda la circolazione dei camion, stiamo valutando, insieme con gli autotrasportatori, la possibilità di recuperare la strada settentrionale dello stabilimento Ilva per consentire la circolazione dei veicoli pesanti da Levante a Ponente e per attuare il trasferimento di container tra i bacini di Sampierdarena e del VTE, evitando sia la viabilità cittadina, sia il lungo giro tramite le autostrade A26 e A7. Questa soluzione richiede l'approvazione da parte dell'Ilva e delle amministrazioni locali e non comporta lavori impegnativi. Bisogna aprire un varco sul porto e svolgere alcune opere funzionali al transito dei camion, lavori che si possono completare in un paio di settimane".
Botta sottolinea anche l'importanza d'intervenire sui controlli alle merci e sul trasferimento dei documenti: "Il processo di digitalizzazione nel porto di Genova è già in uno stadio avanzato, ma esiste ancora un flusso di documenti cartacei e la necessità di presenziare a eventuali controlli doganali. Ciò comporta spostamenti di persone su veicoli tra i diversi bacini e stiamo lavorando con le amministrazioni per attuare una semplificazione dei processi".
Spediporto ha anche attivato alcuni servizi per gli spedizionieri, sempre con lo scopo di ridurre la movimentazione delle persone nel sistema portuale: "Ogni giorno ciascuna azienda mette su strada due o tre dipendenti per trasportare documenti inerenti ai trasporti e abbiamo stimato che ciò causa da 600 a 700 movimenti quotidiani. Abbiamo quindi attivato un servizio di navetta con un nostro punto di raccolta e smistamento dei documenti nel centro della città, che consegna i documenti degli operatori ai vari terminal due o tre volte al giorno, servendo soprattutto il flusso tra Sampierdarena e il VTE. In questo modo vogliamo togliere dalla strada un migliaio di autovetture al giorno quando il porto tornerà a pieno regime".
L'associazione degli spedizionieri ha anche aperto un ufficio al terminal VTE per fornire computer, stampanti e collegamenti internet agli operatori che devono seguire personalmente alcune operazioni, come per esempio il controllo fisico di un container. Anche questo provvedimento serve per ridurre lo spostamento di personale tra i bacini portuali. "L'intera comunità portuale sta lavorando a stretto contatto per attivare soluzioni operative adeguate e celeri, ma abbiamo bisogno anche della collaborazione degli importatori ed esportatori di tutta Italia", aggiunge Botta. "Uno dei provvedimenti è ampliare l'attività dell'intera filiera nelle ore serali e notturne, ma ciò comporta che anche chi riceve e invia le spedizioni fuori dal porto adegui i propri orari".
Botta sottolinea che il crollo avvenuto alla metà di agosto offre una finestra di due settimane per riorganizzare il ciclo operativo del porto: "Non dobbiamo sprecare questo tempo, avendo la consapevolezza che questa è la prima volta in Europa che ci si confronta con un danno infrastrutturale così grave, che ha un impatto nella logistica di una parte consistente del continente. È un evento che mette tutti alla prova e dobbiamo vincere questa sfida".
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