Si tratta di un affare da quasi 100 milioni di euro se si considerano i 10-12 milioni con cui dovrà liquidare Negri, gli 8 per Izzo e i circa 80 che dovrà versare a Sposito per il 35% di Tirrenia (quota valutata quasi 30 milioni) e il 32% di Moby (altri 50 milioni). L'intero capitale di Tirrenia nel 2012 era stata ceduto per complessivi 380 milioni di euro, di cui 200 milioni versati subito e la quota rimanente da liquidare in tre tranche al ricevimento dei contributi stabiliti dalla convenzione (72 milioni annui per otto esercizi).
Dopo l'accordo firmato dai quattro soci, tutti danno ormai per chiusa la partita Tirrenia, ma non sono esclusi colpi di scena perché i tempi entro cui Onorato deve mettere a posto tutti i tasselli del dossier sono abbastanza stretti. Il patron di Moby, assistito in questa corsa contro il tempo da Unicredit come advisor, oltre a racimolare 100 milioni di euro, dovrà infatti trovare un partner "gradito" all'Antitrust per evitare limitazioni dovute al rischio di posizione dominante di Moby e Tirrenia sul mercato italiano del trasporto marittimo passeggeri e merci.
Se anche la ricerca di fondi andasse a buon fine (Unicredit già l'anno scorso era pronta a mettere sul piatto 25 milioni di euro) e il rischio Antitrust fosse aggirato (proseguono i contatti con il fondo Palladio), rimangono da sistemare alcune altre variabili, tra cui i sindacati e la Regione Sardegna. Nei giorni scorsi il segretario generale della Uiltrasporti, Claudio Tarlazzi, è intervenuto sulla questione sollevando pubblicamente il "rischio di concentrazione delle rotte del Tirreno nelle mani di un solo armatore. Un rischio di monopolio che può avere l'effetto di far lievitare il costo dei biglietti con la riduzione dei servizi all'utenza e l'inevitabile perdita di posti di lavoro".
Il leader della Uiltrasporti ha poi aggiunto: "Non credo che tale operazione andrà in porto, poiché non vi sono le condizioni per l'ottenimento dell'autorizzazione da parte dell'Antitrust. Ancora una volta è chiaro il tentativo dei poteri forti di appropriarsi della gestione e dei ricavi di Tirrenia per risanare le casse di Moby facendo venir meno quel principio di concorrenza che stava alla base del processo di liberalizzazione del settore del cabotaggio marittimo nel quale è stata inserita la privatizzazione del Gruppo Tirrenia". Il riferimento è alle sinergie che da tempo Onorato dice di voler realizzare fra le due compagnie di navigazione.
Nella sua corsa contro il tempo Onorato dovrà superare anche l'ostacolo della Regione Sardegna, che non vede di buon occhio il passaggio di Tirrenia nelle mani di Moby. Nelle scorse settimane, l'assessore ai Trasporti Massimo Deiana aveva lanciato l'allarme dicendosi pronto a dare battaglia: "Certamente preoccupa l'eventualità che buona parte del traffico marittimo da e verso la Sardegna possa essere gestito da un unico soggetto imprenditoriale e, nel caso si rendesse formalmente necessario, valuteremo di conseguenza gli eventuali profili di violazione delle regole della concorrenza".
La partita sull'ex compagnia di navigazione pubblica è dunque tutt'altro che chiusa, anche se Onorato ha l'occasione di segnare il gol decisivo. Luigi Negri però non ha fatto mistero del fatto che, se il primo giorno di agosto la questione non sarà risolta e la sua partecipazione del 15% in Tirrenia liquidata, dal giorno successivo Gip è pronta a scendere in campo con una cordata di imprenditori per giocare la partita Tirrenia. Chi lo conosce bene è pronto a giurare che, anche se Onorato dovesse acquistare insieme a un partner la Tirrenia entro fine luglio, Negri potrebbe comunque scendere in campo replicando sulle rotte per la Sardegna la sfida che da tempo è già in atto sui collegamenti verso l'arcipelago toscano fra BluNavy e Toremar. Quantomeno prima che una sentenza del Consiglio di Stato togliesse Toremar a Moby.
Nicola Capuzzo
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