Il gruppo Moby non ha ancora formalmente avviato una procedura di ristrutturazione finanziaria fra quelle previste dalla legge fallimentare ma la compagnia di navigazione di Vincenzo Onorato è pronta ad avviare un doloroso piano di razionalizzazione del proprio network e delle risorse umane, sia a terra che a bordo. Lo si apprende dalle sigle sindacali Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti che hanno appena proclamato lo stato di agitazione per i marittimi e per il personale amministrativo di Tirrenia Cin. In occasione dell'ultima riunione con la società avvenuta l'11 dicembre 2019, i rappresentanti del Gruppo Moby, guidati dall'amministratore delegato di Tirrenia Cin Massimo Mura, hanno informato i sindacati circa "un'imminente, ulteriore (rispetto a quella di gennaio, ndr), riorganizzazione aziendale". Il tutto finalizzato allo scopo di "proseguire un processo di ottimizzazione ed efficientamento delle risorse in conformità alle attuali esigenze tecnico-aziendali" spiegano da Tirrenia.
La nota dei sindacati entra poi nel vivo della questione: "La società ha comunicato che tale progetto di riorganizzazione prevede anche la chiusura delle sedi amministrative di Napoli e Cagliari, con il consequenziale accorpamento di tutte le risorse impiegate presso gli analoghi uffici già operanti in altre sedi sociali". Fino a pochi mesi fa Moby assicurava che Cagliari sarebbe tornata a essere per il futuro la sede del gruppo, nel frattempo spostata a Milano dall'anno scorso.
Sempre nella loro nota i sindacati confederali hanno poi informato che l'amministratore delegato di Tirrenia Cin ha contestualmente anticipato "i possibili riflessi che l'imminente scadenza della convenzione ministeriale in essere potrà comportare in termini occupazionali relativamente al personale navigante, a fronte delle recenti dichiarazioni rese in sede parlamentare dai competenti organi ministeriali". Il riferimento è alle interrogazioni rivolte alla ministra dei Trasporti, Paola De Micheli, sulla gara per la continuità marittima con la Sardegna.
Ferma la reazione sindacale: "Relativamente alle dichiarazioni aziendali e in riferimento a quanto esposto da Cin rispetto alla chiusura della sede amministrativa di Cagliari e Napoli con il contestuale trasferimento coatto di tutto il personale nelle sedi di Portoferraio, Livorno e Milano, e alla luce delle ulteriori dichiarazioni sulla prospettiva di circa mille esuberi di personale navigante a partire da settembre 2020 in conseguenza della cessazione del contratto relativo alla continuità territoriale con la Sardegna e la Sicilia, le segreterie nazionali di Fit, Filt e Uilt respingono e contestano l'informativa resa e si riservano di comunicare le iniziative che riterranno di promuovere a sostegno di quanto contestano".
Il nodo della questione è la scadenza dell'attuale convenzione pubblica per l'esercizio delle rotte con le isole maggiori che scadrà il prossimo luglio (72 milioni di euro l'anno) senza la quale Tirrenia Cin sospenderà alcuni servizi non redditizi con conseguente esubero di personale di bordo. In teoria, secondo quanto disposto dall'Autorità dei Trasporti quando si era pronunciata sul tema, il rinnovo della convenzione dovrebbe prevedere anche l'inserimento della clausola sociale a difesa dei livelli occupazionali attuali ma ci sono due problemi. Il primo è che il ministero dei Trasporti sembra in ritardo sui tempi per bandire una nuova gara (mancano appena sette mesi alla scadenza dell'attuale convenzione) e il secondo è che il nuovo regime quasi sicuramente prevederà un sostengo pubblico a un numero inferiore di rotte rispetto al quadro operativo attuale. Oggi Moby renderà intanto pubblica la terza trimestrale del 2019 e non ha in previsione una conference call con gli investitori.
Nicola Capuzzo
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