In Europa, pur considerando l'elevato trend di crescita atteso nel trasporto marittimo di container nei prossimi trent'anni a livello globale, l'offerta di capacità portuale in futuro sarà abbondantemente superiore rispetto alla domanda del mercato. Meglio investire per migliorare la produttività dei terminal, dunque, piuttosto che realizzare nuove infrastrutture.
Lo dice uno studio intitolato "Capacity to grow" realizzato dall'International Transport Forum dell'OECD e dedicato agli scenari futuri del panorama portuale mondiale. Secondo i dati della ricerca, il traffico di container da oggi al 2030 crescerà del 73% e del 300% al 2050, rispettivamente pari a oltre 1 miliardo e quasi 2,2 miliardi di container teu in più rispetto a oggi. Gli incrementi maggiori sono attesi chiaramente in Asia, mentre per l'Europa occidentale l'aumento di container trasportati via mare dovrebbe essere pari a 52 milioni di teu nei prossimi 15 anni.
Più nel dettaglio, dai porti del vecchio continente sono transitati 87,8 milioni di teu nel 2013 che diventeranno 149,4 milioni nel 2030 e 257,5 milioni nel 2050. La capacità portuale progettata per essere disponibile sul mercato fra 15 anni in Europa occidentale è di 238,2 milioni di teu, dunque superiore alla domanda per quasi 90 milioni di teu. In questo scenario non fa certamente eccezione l'Italia dove, secondo quanto riferito dall'ex ministro dei trasporti Maurizio Lupi, ci sarebbero sul tavolo nuove opere in banchina per quasi 15 miliardi di euro a livello nazionale. La selezione a livello romano di quali siano i progetti meritevoli di finanziamento pubblico e quali no è attesa da oltre un anno e dovrebbe rientrare nel Documento pluriennale di pianificazione (DPP) la cui redazione è attualmente in corso negli uffici del ministero dei Trasporti.
Il suggerimento espresso dalla ricerca dell'International Transport Forum è quello di non investire denari pubblici nella costruzione di ulteriori infrastrutture, bensì quello di stimolare gli investimenti dei privati terminalisti per incrementare la produttività dei porti attraverso nuove tecnologie e macchinari moderni (gru di banchina e di piazzale, software, ecc.). I margini di miglioramento sono ampi se si pensa che nel 2014 il tasso di utilizzazione media dei terminal container in Europa era del 67,6% e negli scali del Mediterraneo occidentale (fra cui è compresa l'Italia) era del 62,75%.
Nicola Capuzzo
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