Il Voltri Terminal Europa di Genova Prà prosegue il proprio piano d'investimenti per farsi trovare pronto alle nuove sfide imposte dal gigantismo navale. L'arrivo di navi portacontainer di dimensioni sempre maggiori si traduce nella necessità di migliorare la produttività delle operazioni di piazzale, dotarsi di sistemi di ormeggio più sicuri e investire in gru di banchina con migliori prestazioni. Quest'ultima necessità verrà risolta quando entreranno in funzione le nuove gru ZPMC già arrivate al terminal e in fase di prova, mentre per i primi due aspetti si è già posto rimedio.
Il VTE ha infatti reso noto di aver rinnovato il proprio parco reach stacker che porterà alla progressiva sostituzione delle macchine precedenti con nuovi mezzi di sollevamento CVS Ferrari. I primi tre reach stacker sono già arrivati e si dimostrano più sicuri e sostenibili a livello ambientale grazie a una serie di novità di rilievo. Per quanto riguarda la sicurezza, è da segnalare il sistema antincendio a nebulizzazione d'acqua, che si attiva automaticamente in caso di criticità.
Due telecamere supportano l'operatore nelle sue mansioni: una, installata sotto il braccio, lo aiuta nel posizionamento dei container da 20 piedi nel primo slot di terra; la seconda si attiva invece in automatico con l'inserimento della retromarcia e permette la visione dell'area retrostante. La retromarcia è inoltre coadiuvata da sensori anti-collisione simili a quelli installati sulle normali automobili.
Parallelamente il terminal di Genova Prà si è dotato del sistema d'ormeggio ShoreTension Mooring System brevettato dagli olandesi di KRVE (Rotterdam Boatmen Association) che costituisce una novità assoluta per i porti italiani. È un'evoluzione che ammoderna, integra e completa le tradizionali operazioni di ormeggio. Il servizio è erogato dal Gruppo Antichi Ormeggiatori del porto di Genova e costituisce un importante adeguamento tecnologico, soprattutto per le navi portacontainer di ultima generazione.
Il funzionamento di uno STMS è analogo a quello di un ammortizzatore. Ciascun apparecchio è collegato, attraverso un dedicato cavo dyneema, a una bitta in banchina da un lato e, dall'altro lato con apposito rinvio, ad una bitta della nave. L'apparecchio, composto da un cilindro idraulico telescopico, si allunga e si ritira in base alle sollecitazioni che riceve. In questo modo, la nave rimane ormeggiata stabilmente in tutta sicurezza, evitando che i cavi di ormeggio rischino di rompersi a causa di picchi di tensione per vento o correnti troppo forti.
Nicola Capuzzo
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