Il primo approccio di Robert Yuksel Yildirim, presidente e amministratore delegato di Yldirim Holding, con la stampa italiana è stato da lui stesso definito molto realistico e prammatico: "Mi auguro che con questa concessione possa trarre beneficio tutta l'Italia. Per i prossimi mesi non vedremo arrivare container. Fino a fine anno lavoreremo al revamping delle gru e degli altri equipment del terminal e contemporaneamente avvieremo una campagna di marketing e di promozione per attirare traffici e compagnie di navigazione". Yldirim, è bene ricordarlo, è ancora azionista al 24% del vettore marittimo francese Cma Cgm attivo nel trasporto di container.
Sergio Prete, presidente dell'Autorità portuale, è entrato più nel dettaglio del piano d'impresa messo sul tavolo dal gruppo turco per rilevare il terminal pugliese dicendo: "Da un punto di vista operativo, le attività inizieranno concretamente a gennaio 2020 e l'intenzione è attrarre un volume di traffici in container pari a circa 200mila teu l'anno nei primi anni, fino ad arrivare all'obiettivo di un milione di teu l'anno al quinto esercizio. A seguire il terminalista si impegna a raggiungere una saturazione del terminal che presenta una capacità di quasi 2,5 milioni di teu nell'arco di altri cinque anni".
A proposito del piano d'investimenti Yilport, "nell'arco dei 49 anni di concessione ha presentato una lista di interventi per il revamping e l'acquisto di attrezzature per un totale di 400 milioni di euro" ha precisato Sergio Prete. Sui 450 lavoratori attualmente iscritti alla Taranto Port Workers Agency, il presidente dell'Autorità portuale ha spiegato che le prime chiamate inizieranno già dopo l'estate per impieghi propedeutici al restyling del terminal e al revamping delle attrezzature.
Terminal San Cataldo opererà, secondo quanto riportato nell'atto di concessione, non solo nel mercato dei traffici su container (sia come porto gateway che come hub di transhipment) ma offrirà servizi di imbarco e sbarco anche per le merci varie (verranno acquistate apposite gru semoventi) e per i rotabili. Fra le ambizioni del terminalista ci sarà anche lo sfruttamento dell'intermodalità grazie al completamento (previsto entro le fine del 2020 da parte di Rfi) dei raccordi ferroviari in porto che consentiranno la formazione di treni merci a standard europei lunghi 750 metri e in grado di raggiungere il Nord Italia e il Centro Europa non essendoci più limitazioni di sagoma delle gallerie lungo la dorsale adriatica.
Nicola Capuzzo
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