La Russia ha attuato i dazi nel 2013, imponendo aliquote dal 23% al 30% per compensare presunte azioni di dumping. La OMC ha però dichiarato che questi provvedimenti violano diverse norme dell'Organizzazione, ricordando alla Russia che non può ignorare i suoi obblighi internazionali. In pratica, l'OMC ha dato ragione all'Unione Europea, che aveva avviato il ricorso, su tutte le sue rivendicazioni procedurali.
Secondo la OMC, nel valutare l'adozione di dumping dei produttori italiani e tedeschi le Autorità russe avrebbero escluso alcuni produttori nazionali dai loro calcoli, ottenendo quindi valori ritenuti non reali. Inoltre, avrebbero tralasciato la capacità produttiva del sistema produttori russi dei veicoli commerciali, che all'epoca era sette volte superiore alle vendite.
I dazi riguardano i veicoli commerciali con massa complessiva tra 2,8 e 3,5 tonnellate e sono stati applicati dai Paesi aderenti all'Unione economica euroasiatica, ossia Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan e Russia. La Commissione Europa ha portato il caso all'OMC nel 2014 contro la sola Russia, perché è l'unico Paese tra questi a essere vincolato dalle norme OMC.
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