Davanti ai parlamentari della Commissione Ambiente del Senato, il presidente dell'Aira, Mauro Grotto, ha spiegato la posizione dei rottamatori contro i contributi alle imprese di autotrasporto che acquistano un camion a basso impatto ambientale a fronte della rottamazione di un'unità più inquinante. Secondo Grotto, il decreto ministeriale elude le norme italiane sulla radiazione degli autoveicoli e viola quelle europee sugli aiuti di stato. Inoltre, l'associazione ritiene che non servirà a ridurre l'inquinamento atmosferico ma in compenso aumenterà l'esportazione di metalli da riciclare.
Il punto che non piace all'Aire è la possibilità di scegliere, come alternativa alla demolizione in Italia, anche l'esportazione del veicolo rottamato in Paesi extra-europei. Il Decreto, secondo l'associazione, non impone di dimostrare la re-immatricolazione fuori dall'Unione, ma chiede solamente una notifica dell'esportazione, una documentazione ritenuta inadeguata. La violazione delle norme comunitarie sugli aiuti di Stato avverrebbe perché essa prevede incentivi all'acquisto del nuovo solo tramite la demolizione di quelli vecchi con lo scopo di ridurre l'inquinamento. Ma l'Aire sostiene che esportandoli fuori dalla UE si sposta l'inquinamento senza abbatterlo.
In concreto, l'associazione teme che invece di demolire in Italia i veicoli industriali vecchi, le imprese preferiscano cederli a commercianti che li esportano e vede in tale operazione un comportamento anti-concorrenziale perché i secondi avrebbero costi amministrativi minori. Inoltre, l'esportazione etra-UE ridurrebbe la quantità di metalli inviati al riciclaggio. Quindi, chiede al Tar di sospendere la validità degli incentivi, ma solo quelli che riguardano l'esportazione del veicolo da rottamare e non la sua demolizione in Italia.
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