In un decisivo sviluppo per il futuro del costruttore di autobus fiammingo Van Hool di Koningshooikt, che ha dichiarato fallimento, la prospettiva di una rinascita prende forma grazie all'intervento di Schmitz Cargobull e del suo socio sudafricano Grw. Gli amministratori fallimentari di Van Hool hanno infatti raggiunto un'intesa con il colosso olandese Vdl e la tedesca Schmitz Cargobull. Mentre la prima ha ottenuto la necessaria chiarezza dai curatori per l'acquisto della divisione di autobus fallita, Schmitz Cargobull e Grw hanno posto le basi per rilevare la divisione dei veicoli industriali.
Le prospettive per il futuro sono audaci: Schmitz Cargobull prevede non solo di continuare la produzione nel sito storico di Koningshooikt, ma anche di espandere l'attività con la costruzione di un nuovo impianto produttivo. Similmente, Vdl si impegna a mantenere i posti di lavoro nella vicina Lier, segnando un impegno forte verso i lavoratori e la comunità locale.
Il piano di acquisizione prevede, in una fase iniziale, la conferma di un numero di dipendenti che varia tra i 650 e i 950, valore che potrebbe aumentare nel corso del tempo. Questo lascia, tuttavia, almeno 1.550 ex dipendenti di Van Hool nella necessità di trovare nuove opportunità di lavoro, in un contesto economico già complesso.
Fino a pochi giorni fa, il duo olandese-tedesco era visto come l'unico serio candidato per il salvataggio di Van Hool. Tuttavia, la scena è stata improvvisamente arricchita dalla comparsa di nuovi attori, tra cui l'imprenditore fiammingo Guido Dumarey e la compagnia americana Abc, storica distributrice degli autobus Van Hool negli Usa. Nonostante l'interessante offerta di Dumarey, i curatori hanno optato per una conclusione rapida dell'affare con Schmitz Cargobull e Vdl, temendo che ulteriori ritardi avrebbero eroso significativamente il valore residuo dell'azienda.
Il contesto in cui Van Hool opera è ulteriormente complicato dalla specializzazione richiesta per la produzione dei suoi prodotti unici, come cisterne e autobus a due piani. Questa necessità implica la disponibilità di manodopera altamente qualificata, come saldatori, una professione già scarsa in tutta Europa. Il rischio, senza un rapido intervento, era che questi lavoratori qualificati si disperdessero nel mercato del lavoro, complicando ulteriormente qualsiasi tentativo di ripresa.
Massimiliano Barberis