Il recepimento della Direttiva comunitaria 2018/645 da parte dello Stato italiano con la pubblicazione del Decreto Legislativo numero 50 del 10 giugno 2020 nella Gazzetta ufficiale dell’11 giugno ha apportato alcune novità nella disciplina della Carta di qualificazione del conducente (argomento dell’episodio di K44 Risponde che sarà pubblicato lunedì 29 giugno 2020) ha spinto l’associazione degli autotrasportatori Fiap e rilanciare due proposte di modifica delle disciplina avanzate sette anni fa. “La prima proposta riguarda il sistema a punti applicato alla Cqc”, spiega Silvio Faggi, segretario nazionale Fiap. “A chi frequenta un corso di rinnovo della carta di qualificazione, della durata di 35 ore, andrebbe a nostro avviso ripristinata la dotazione di venti punti iniziale, nel caso in cui il punteggio effettivo al momento del termine del corso sia inferiore. I programmi didattici per i corsi per il recupero dei punti e quello per il rinnovo della Cqc sono molto simili ed insistono sulle stesse tematiche. Quindi, una evidente perdita di risorse e tempo per un conducente che si ritrova a frequentare corsi i cui contenuti sono ripetitivi”.
La seconda proposta della Fiap vuole spalmare la formazione per il rinnovo della Cqc su una cadenza annuale. “L’idea nasceva dal fatto che imporre a un conducente al termine dei cinque anni di validità della sua Cqc a frequentare un corso di 35 ore da tenersi in due mesi con orari e modalità rigide era ed è tutt’ora un obbligo che poco o nulla ha da spartire con l’esigenza di aggiornare e consolidare le conoscenze di base necessarie per svolgere la professione. Un onere mal sopportato dai conducenti ma anche dagli stessi formatori e che, fra l’altro, ha dato luogo anche ad abusi”, precisa Faggi. “Una formazione siffatta non solo non raggiunge gli scopi per i quali è stata prevista ma rischia di essere addirittura contro producente. La proposta che allora avanzammo e che oggi riproponiamo è quella di esaurire le 35 ore di formazione necessarie per il rinnovo della Cqc spalmandole su cinque anni con moduli di sette ore all’anno. Stesso obiettivo, minor impatto”.
L'associazione aggiunge che un corso di sette ore all’anno non causa problemi né all’autista, né all’impresa di autotrasporto, mentre la situazione attuale impone a entrambi di consumare una settimana di ferie o in alternativa occupare cinque sabati in un solo anno. “La proposta a nostro avviso ha anche il pregio di consentire un aggiornamento continuo sulle nuove disposizioni in materia di circolazione e norme di comportamento cosa non altrettanto efficace e tempestiva se si è obbligati a frequentare un corso dopo cinque anni rispetto al precedente”, conclude Faggi.