Si aprono le prime crepe nella norma tedesca che impone il pagamento del salario minimo anche agli autisti stranieri che svolgono autotrasporti internazionali che hanno come partenza o destinazione la Germania o che avvengono in regime di cabotaggio. La crepa è apparsa nella decisione dei giudici di Ansbach, annunciata il 14 marzo 2018 nell'ambito di una causa tra un'azienda di autotrasporto polacca e il suo committente tedesco. Quest'ultimo aveva sospeso il pagamento dei trasporti nell'ambito di attività regolari di cabotaggio stradale svolte dall'impresa polacca perché quest'ultima non aveva presentato una documentazione per attestare il salario minimo tedesco ai suoi autisti, come impone una recente norma anti-dumping. Quindi, il trasportatore polacco è ricorso in Tribunale per ottenere quanto dovuto, affermano che la norma tedesca infrange quella comunitaria.
Come spiega lo studio legale Balduin & Pfnür (che rappresentava l'azienda polacca), già in primo grado un Tribunale di Berlino aveva accolto il 7 febbraio scorso il ricorso dell'azienda polacca, precisando che per le attività stradali di cabotaggio l'obbligo del salario minimo tedesco contrasta le regole comunitarie sulla libera circolazione dei servizi. Durante l'appello presso il Tribunale di Ansbach, il giudice ha chiaramente eespresso che avrebbe confermato la decisione del collega berlinese, quindi i legali dell'azienda tedesca hanno deciso di rinunciare alla causa, che è stat così vinta dai polacchi in maniera definitiva. In realtà, dubbi sull'applicazione del salario minimo al cabotaggio erano già emersi in ambito comunitario, ma questo caso crea un concreto precedente che potrà aprire nuovi ricorsi in Germania, arrivando magari fino alla Corte di Giustizia Europea.
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