Il simulatore di guida ha già dimostrato di essere un valido strumento per le diverse fasi della formazione degli autisti di veicoli industriali, dal conseguimento della patente e della CQC all'aggiornamento. Questo strumento ha il pregio di mettere l'autista di fronte a situazioni che sono difficilmente riproducibili su strada e che comporterebbero pericoli per l'autista o gli altri utenti della strada. Per esempio, il formatore può vedere come il conducente reagisce in situazioni d'emergenza, come la rottura dei freni durante una discesa, l'esplosione di uno pneumatico e una manovra improvvisa su una strada ghiacciata. Per questo motivo, la normativa comunitaria e nazionale hanno approvato l'uso del simulatore per le attività di guida individuali degli autisti che vogliono conseguire o aggiornate la Carta di Qualificazione del Conducente.
Le principali norme sono la Direttiva UE 2018/645 che modifica la Direttiva 2003/59, il decreto del ministero dei Trasporti del 20 settembre 2013 e il Decreto Dirigenziale del 12 aprile 2018, che fornisce dettagli sul Decreto dei Trasporti del 31 maggio 2017. Ma questo corpo normativo non basta per portare il simulatore di guida ai corsi per la CQC, perché manca un altro tassello: l'accreditamento da parte del ministero dei Trasporti, che non è ancora stato attuato ed è ritenuto "non procrastinabile" dagli operatori della formazione. Già ora, infatti, tutte le autoscuole italiane che hanno presentato i progetti per l'inserimento del simulatore di guida nelle proprie realtà produttive hanno ottenuto l'assegnazione del voucher per la digitalizzazione, quindi sarebbero pronte a partire.
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