I Governi europei devono trovare una difficile mediazione sulla netta spaccatura avvenuta tra Est (soprattutto Polonia, Ungheria e Bulgaria) e Ovest (prime tra tutti Francia e Germania) sulle norme per il distacco internazionale della manodopera e soprattutto degli autisti di veicoli industriali. L'obiettivo è arrivare a un testo condiviso dai Governi e dal Parlamento Europeo entro la fine di quest'anno.
Francia, Germania e Benelux chiedono una revisione, in forma restrittiva, della Direttiva sul distacco del 1996, accusando gli Stati orientali di usarle per attuare concorrenza sleale nei loro territori. Ovviamente, all'Est la pensano in modo opposto, ma non solo lì: anche Spagna e Portogallo mostrano aperture verso una maggiore liberalizzazione anche perché i loro autotrasportatori svolgono numerosi trasporti internazionali (con conseguente cabotaggio stradale) proprio verso i tre Paesi dell'ovest.
A complicare la questione c'è il fatto che la Bulgaria, che come abbiamo visto è uno dei Paesi più liberalisti in tema di distacco, assumerà la presidenza dell'Unione Europa per sei mesi dal prossimo gennaio e quindi potrà ritardare ogni decisione, sapendo che comunque la situazione attuale favorisce le sue imprese. Dalla sua parte c'è il Gruppo di Visegrad (formato da Ungheria, Repubblica Ceca, Polonia e Slovacchia). Durante la riunione di oggi, l'Estonia si pone come mediatrice.
Al centro della questione non c'è il divieto di distacco, quanto le sue regole. L'ovest chiede che i lavoratori distaccati, compresi gli autisti che svolgono autotrasporto internazionale e di cabotaggio, siano pagati con le norme del Paese in cui stanno svolgendo il lavoro, secondo la regole del "pari lavoro, pari salario" con i locali.
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