Giancarlo Deidda, autotrasportatore originario di Oristano, sarà risarcito dallo Stato con 36.400 euro per essere stato detenuto ingiustamente per quasi un anno. Arrestato con l'accusa di traffico internazionale di cocaina, Deidda è stato assolto in secondo grado "per non aver commesso il fatto". La decisione del risarcimento è stata presa dai giudici della Corte d'Appello di Cagliari.
La vicenda di Deidda iniziò il 2 giugno 2017, quando Deidda, venne fermato a un posto di blocco sulla strada Statale 131 all'altezza di Sardara. I carabinieri di Carbonia, a seguito di una soffiata su un veicolo proveniente dai Paesi Bassi carico di stupefacenti, perquisirono il veicolo. Grazie al fiuto di un cane antidroga dello squadrone cacciatori di Abbasanta, furono rinvenuti dieci chili di cocaina purissima, con un grado di purezza superiore al 93%, nascosti in un doppiofondo di uno scatolone contenente un coprilampada.
Deidda trascorse 33 giorni in carcere in custodia cautelare e 243 giorni agli arresti domiciliari. Sin dal primo interrogatorio, dichiarò la sua totale estraneità ai fatti, collaborando attivamente con gli inquirenti. Spiegò di essere un dipendente di una ditta di trasporti con sede nei Paesi Bassi, gestita da un imprenditore sardo. Raccontò di aver raggiunto Amsterdam in aereo, dove gli venne consegnato il furgone già carico. Il suo lavoro consisteva nel trasportare generi alimentari come vini, maialetti e formaggi da Serrenti a Groningen, come attestato dalle bolle di accompagnamento. Al ritorno, portava elettrodomestici, sempre caricati dal titolare dell'azienda.
In primo grado, i giudici avevano ritenuto che Deidda fosse coinvolto nel traffico di stupefacenti tra i Paesi Bassi e la Sardegna, basandosi anche sulle intercettazioni tra il suo datore di lavoro, gestore di una cooperativa di import-export. Nelle conversazioni, la droga veniva indicata come "chili di salmone" e il denaro come "ravioli". Tuttavia, in Appello, questa tesi è stata ribaltata. È emerso che il camionista era convinto di trasportare solo alimentari e non era a conoscenza del carico illecito. I giudici che hanno riconosciuto il risarcimento hanno sottolineato nell'ordinanza che "l'analisi delle prove non consente di individuare una condotta dell'indagato che abbia ingenerato una falsa apparenza della sua responsabilità". Inoltre, hanno affermato: "Gli indizi a carico di Deidda non sono in alcun modo riferibili a sue condotte imprudenti, negligenti o dolose".