Il secondo articolo prevede che la durata delle concessioni terminalistiche portuali ex art.18 sia individuata "in modo proporzionale all'entità degli investimenti effettuati al fine di assicurare l'equilibrio economico-finanziario della concessione" e sopprime il divieto per un terminalista di detenere due concessioni con la medesima finalità nello stesso porto. Queste concessioni inoltre non potranno essere prorogate e se "affidate senza ricorrere a una gara ad evidenza pubblica, cessano entro il 30 dicembre 2016".
Il terzo articolo affida alle Autorità Portuali la scelta se lasciare i servizi tecnico nautici (pilotaggio, ormeggio e rimorchio) alla libera iniziativa economica o affidarli in via esclusiva mediante procedura a evidenza pubblica, ma precisa che le tariffe per questi servizi dovranno essere calcolate con metodo price cap invece che con quello rate-of-return oggi vigente. Il decreto cancella la riserva di lavoro portuale, abrogando gli articoli 17 e cancella le compagnie portuali, liberalizzando così la fornitura di manodopera temporanea in porto.
Portuali (con in cima la CULMV genovese), terminalisti e sindacati dei lavoratori sono stati fra i primi a dichiarare battaglia a questa bozza di riforma che dovrebbe andare in discussione al prossimo Consiglio dei ministri del 20 febbraio. La sensazione, secondo quanto rivelano fonti vicine al ministero di Federica Guidi, è che tutte le norme inerenti la riforma portuale saranno stralciate.
In tal caso la palla tornerà al ministro dei Trasporti, che il prossimo 9 febbraio terrà a Roma gli Stati Generali della portualità e della logistica. Maurizio Lupi al convegno organizzato nei giorni scorsi dall'Osservatorio Contract Logistics e da Assologistica ha affermato: "Mi rendo conto che l'obiettivo della politica sia fornire risposte concrete, dopo aver capito quale sia la strada da intraprendere. Certo è che gli investimenti del mio dicastero non saranno distribuiti a pioggia, ma serviranno a rinforzare i principali porti o aeroporti del Paese, collegando la ferrovia con le banchine o i terminal portuali e creando quell'effetto rete utile a tutti anche per ridare dignità alla logistica. Come avvenuto per gli aeroporti, il nostro piano strategico dei porti prevede l'individuazione di pochi soggetti: allo stato attuale, ritengo che gli scali di Genova, Trieste e Gioia Tauro siano quelli su cui probabilmente punteremo di più per il settore logistico e cargo".
Nicola Capuzzo
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