Ci sono voluti due anni di perquisizioni, accertamenti bancari e analisi di documenti, collaborando anche con le Autorità portoghesi, ma alla fine i Finanzieri hanno concluso l'operazione Lusitania, che ha portato alla denuncia di un livornese di 70 anni, amministratore unico di una società di autotrasporto di Livorno (di cui la Guardia di Finanza non rivela il nome). L'elenco delle accuse comprende l'omessa denuncia di lavoratori, la frode fiscale e il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, reati avvenuti tra il 2007 e il 2013.
Secondo gli inquirenti, l'autotrasportatore, in collaborazione con altre cinque persone, avrebbe utilizzato due società di comodo con sede a Lagoa, in Portogallo, che hanno assunto sessantuno autisti, di cui 57 extracomunitari (moldavi, georgiani, ucraini e russi). Seppur formalmente assunti in Portogallo, questi autisti avrebbero lavorato in un rapporto di subordinazione per la società di autotrasporto livornese che, secondo gli inquirenti, "ne ha sempre curato i rapporti gestionali e finanziari".
I Finanzieri hanno appurato che l'utilizzo "strumentale" delle società portoghesi è avvenuto "mediante la stipula di scritture private e simulati contratti di distacco, con conseguenti false fatturazioni". Molte di queste fatture sono state pagate in contanti, con importi anche superiori a 200mila euro, che la Finanza definisce una "modalità insolita, soprattutto se riferita a transazioni tra società residente in Paesi diversi".
L'accusa parte dalla convinzione che questo meccanismo aggirerebbe la normativa comunitaria del distacco transnazionale del personale, ma violerebbe anche la disciplina dell'immigrazione perché gli autisti avevano un permesso di soggiorno portoghese, che consentiva loro di svolgere solo trasporto internazionale tra Portogallo e Italia.
La Guardia di Finanzia ha stimato un danno patrimoniale all'Inps e all'Inail di 15 milioni di euro, corrispondente ai contributi previdenziali e assistenziali non versati ai conducenti per sette anni e un omesso versamento d'imposte di 530mila euro. Ovviamente, questo meccanismo causava anche l'alterazione della concorrenza, perché i minori costi degli autisti consentivano all'azienda livornese di attuare tariffe inferiori rispetto agli altri autotrasportatori. Oltre alla denuncia, i Finanzieri hanno eseguito un sequestro preventivo di beni.
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