Per comprendere la situazione, riportiamo alcune informazioni inviate nei giorni scorsi dai lettori di TrasportoEuropa. Elena Caron, che ha fornito ad Artoni servizi con 25 veicoli industriali, chiede l'aiuto delle istituzioni, riferendo che "molti fornitori attendono ancora il pagamento del mese di giugno, alcuni sono fuori di 40mila euro ciascuno, altri di 1.300.000 euro ciascuno e si ritrovano dall'oggi al domani senza lavoro e senza ammortizzatori sociali".
Fabio Bocchese è un altro fornitore di autotrasporto dell'Artoni e informa sulla "gravissima situazione" della filiale di Vicenza: "Siamo ancora in attesa di ricevere il pagamento della fattura di luglio 2016": a chi chiede perché hanno aspettato così a lungo, Bocchese risponde che "dai messaggi dell'azienda e dalle promesse dei manager di Artoni, non più tardi dei primi di febbraio, ci avevano assicurato di un passaggio verso Fercam con il pagamento dei nostri compensi. A tutt'oggi (16 febbraio, ndr) azienda e manager non rispondono nemmeno alle telefonate del Prefetto di Vicenza, la filiale è abbandonata alla buona volontà di tre dipendenti che non sanno neanche cosa rispondere ai moltissimi clienti che hanno le merci all'interno del magazzino, e si fanno accompagnare dai Carabinieri o Polizia per ritirare il proprio materiale".
L'autotrasportatore prosegue affermando che "l'Artoni trasporti in questi anni si è sostenuta con la fatturazione anticipata ai clienti e con la buona volontà dei trasportatori che ad ogni segnale di fermo venivano ricattati con la solita storia 'voi non lavorate noi non fatturiamo e non vi paghiamo'. Ecco come siamo arrivati a questa situazione. Qualunque sarà l'esito della trattativa speriamo che una situazione di questa entità non possa più accadere nel 2017,e mi chiedo dove siano stati tutti gli organi di controllo, con gli strumenti che la Legge sull'autotrasporto mette a disposizione".
Il consorzio Cama di Altamura, che lavora con Artoni da ben 26 anni, scrive che l'azienda deve saldare ancora la fattura di giugno 2016: "Siamo nella crisi più nera e confusione totale. In pratica abbiamo, in questi mesi, finanziato Artoni". Un padroncino, che chiede di restare anonimo, precisa di avere un credito verso la società di 20mila euro, che per un monoveicolare è una somma che decide la sorte dell'attività.
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