Un articolo del 25 giugno 2019 del giornale 24 News Online parla dell'udienza che si è svolta il giorno prima al Tribunale di Verbania relativa al processo nei confronti di un uomo accusato di avere rubato venti tonnellate di rottami di metallo con la ormai classica truffa della finta azienda di spedizione. Durante l'udienza, il pubblico ministero ha ricostruito la vicenda: nel giugno del 2015, un'impresa metallurgica cusiana doveva inviare il carico di rottami di alluminio in Romania, con il metodo del franco fabbrica. Ciò significa che il committente del trasporto è il destinatario, che provvede a inviare il camion e a pagarne le spese. Così, il 18 giugno si presentò in ribalta un veicolo industriale intestato a una cooperativa di autotrasporto mantovana, del tutto estranea ai fatti e ignara. Il responsabile della logistica svolse alcuni controlli presso lo spedizioniere e tutto risultava in regola. Quindi caricò il veicolo, che ripartì. Ma non giunse mai dal destinatario, perché era una truffa che ha fruttato circa 40mila euro.
Dopo la sparizione del camion, la Polizia avviò un'indagine, trovando una traccia che portava in Campania, dove risiedevano i proprietari del camion, di cui era stato denunciato il furto. Seguendo questa traccia e usando una banca dati della Polizia, gli inquirenti risalirono all'autista che si presentò in ribalta, la cui foto venne riconosciuta dai dipendenti dell'azienda derubata. Quindi l'uomo è stato rinviato a giudizio e il suo processo proseguirà ad ottobre. Intanto, l'azienda cusiana ha cambiato modalità di vendita da franco fabbrica e franco destino, che le permette di scegliere i vettori e controllarne l'identità.
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