Venerdì 23 luglio è stata un’altra giornata di caos nel porto di Genova e nelle autostrade che circondano la città. Nella mattina si è formata una coda di tre chilometri in uscita dal casello di Genova Ovest e un’altra della stessa lunghezza tra Genova Nervi e Rapallo. Su questa ennesima “giornata da incubo” è intervenuto Trasportounito, minacciando che “in assenza di soluzioni immediate al blocco operativo del bacino di Sampierdarena, generato essenzialmente dai Terminal Psa Sech e Bettolo, le aziende di autotrasporto sono pronte ora a rifiutare il posizionamento di contenitori destinati a questi terminal”.
Ad aggravare la situazione c’è il divieto di circolazione per i veicoli industriali con massa superiore a 7,5 tonnellate, imposto dalle 16.00 alle 23.00, che ha aumentato il traffico pesante nella mattinata e nelle prime ore del pomeriggio. A tale proposito, Trasportounito ha chiesto, senza successo, una deroga a questo divieto oltre le 16.00.
Il coordinatore di Trasportounito per la Liguria, Giuseppe Tagnochetti, critica apertamente alcuni terminalisti: “È assurdo che vengano proposti rallentamenti ulteriori nei ritmi di arrivo dei camion proprio dai terminalisti di Psa, attenti ai loro interessi, molto meno a quelli della città e del porto, focalizzati sui profitti derivanti dai servizi alla nave e con scarso interesse a efficientare i servizi all’autotrasporto. Per evitare le code che arrivano a bloccare la viabilità cittadina genovese occorre che i terminal investano in un numero di equipment adeguati e assumano personale a servizio del traffico camionistico. Inoltre estendendo gli orari di operatività per i camion che nei porti evoluti è H24”. Tagnochetti cita le rilevazioni dell’Autorità di Sistema Portuale sul ciclo camionistico, che mostrano un numero “troppo basso” dei carichi-scarichi orari e ore di attesa “intollerabili” nei terminal.
Più in generale, l’associazione degli autotrasportatori ritiene che al netto delle infrastrutture, l’origine del problema sta nel fatto che in tutti i porti italiani le concessioni rilasciate ai terminal non prevedono “livelli minimi di servizio atti a garantire tempi certi all’autotrasporto. Il risultato è che il 50% dei trasporti su gomma dei contenitori in partenza dai bacini portuali e diretti verso gli stabilimenti industriali, arriva in forte ritardo a destino proprio a causa delle attese subite nei porti, con conseguente conflittualità commerciale tra vettori e clienti ed enormi perdite di capacità produttiva per le nostre aziende”.
Tagnochetti chiede “uno scatto in avanti” alle Autorità di Sistema Portuale e al ministero Mims (ex Trasporti), che devono “governare l’evoluzione telematica in corso, la misurazione e regolazione dei servizi nell’interesse di tutti gli operatori e non solo di big player logistici ai quali è stata rilasciata una incomprensibile carta bianca in funzioni operative che hanno impatto sulle comunità locali, sull’economia del Paese e su altre categorie del trasporto”.