La notizia viene dallo stesso sindacato di base SiCobas, che il 23 marzo 2022 ha diffuso un comunicato per informare sull’apertura di un’indagine da parte della Procura di Bologna per associazione finalizzata al “compimento di atti estorsivi nei confronti di aziende e di corruzione tra privati”. I legali della sigla hanno detto che questa indagine parte da una denuncia sul caporalato nella logistica a Castello d’Argile presentata dallo stesso sindacato nell'agosto del 2018. Il soggetto indagato venne filmato mentre”costringeva i lavoratori a restituire una parte della retribuzione dai lavoratori pachistani, costretti a lavorare fino a dodici ore all'interno di un capannone e alloggiati dallo stesso caporale in un casolare diroccato privo di servizi igienici”.
Sarebbero state proprio le dichiarazioni di questa persona, rese mentre era in stato di arresto, ad avviare l’indagine contro due sindacalisti del SiCobas. Nella nota, la sigla scrive che “il fondamento dell'inchiesta è dunque costruito su deposizioni di caporali e altri soggetti denunciati dal Si Cobas e su intercettazioni telefoniche, allo stato solo parzialmente oggetto di trascrizione. Tali elementi vengono tradotti in una fantasiosa ipotesi associativa a delinquere (cioè il SI Cobas...), ed in una serie di attività definite estorsive, costituite principalmente da scioperi e picchetti nel settore logistico”.
In questa fase, il sindacato non fornisce altre informazioni “in quanto non abbiamo minimamente contezza del contenuto integrale di questa inchiesta”, ma denuncia “l'ennesimo tentativo di ridurre al silenzio un sindacato, al quale, nonostante gli oltre 50.000 iscritti a livello nazionale e gli oltre 5000 iscritti nella sola città di Bologna, non si riconoscono i diritti e le agibilità sindacali perché non firmatario del T.U. sulla rappresentanza, che chi si occupa di diritto sindacale ben conosce nei limiti che pone all'azione dei sindacati di base”.
Il comunicato prosegue ricordando un’altra inchiesta per estorsione che coinvolse anche il coordinatore nazionale Aldo Milani, che venne poi assolto e termina affermando che “il SiCobas dunque si riserva di esprimere una posizione più articolata nel merito non appena sarà possibile visionare gli atti, e non appena possibile sarà pienamente a disposizione per chiarire a tutti l'intera vicenda con la trasparenza che ci ha sempre contraddistinto, riservandosi altresì di valutare eventuali condotte personali difformi dai principi e dai valori che da sempre hanno contraddistinto il
nostro sindacato”.