Il 4 dicembre 2023, la Guardia di Finanza di Parma ha eseguito un provvedimento di sequestro emesso dalla Procura nei confronti di due società di autotrasporto di Fontevivo e di cinque persone, tra cui un commercialista e un consulente. Il provvedimento pone sotto sequestro beni e liquidità per un valore complessivo di 1,1 milioni, cifra che corrisponde alle imposte evase dal 2015 al 2022.
L’indagine è stata condotta dai Finanzieri di Fidenza, secondo i quali le due imprese di autotrasporto sarebbero riconducibili a un’unica persona fisica. Le società avrebbero usato personale assunto da sei società “cartiere”, create solo per “far ricadere sulle stesse tutti i debiti d’imposta legati sia ai contributi maturati in relazione alla forza lavoro assunta sia alle imposte sui redditi e all’Iva”, spiega una nota della Procura. Queste società hanno omesso il versamento di tutte le imposte dovute.
Le società “cartiere” non avevano in realtà alcuna concreta struttura economica e societaria, erano intestate a prestanome privi di poteri decisionali, operavano presso la sede delle due società di autotrasporto, che erano i loro committenti quasi esclusivi e hanno impiegato circa trecento persone che “avrebbero lavorato sempre per lo stesso datore di lavoro e presso la stessa sede delle due società di trasporto, a conferma della unicità del rapporto di lavoro a prescindere dalla società di volta in volta deputata all’assunzione”.
Oltre all’evasione fiscale, le due società sono accusate di avere beneficiato di un’illecita somministrazione di manodopera “che avrebbe loro garantito, da un lato, l’acquisizione di forza lavoro a costi molto vantaggiosi e, dall’altro, l’indebita detrazione dell’Iva applicata alle fatture per operazioni soggettivamente inesistenti emesse dalle società ‘cartiere’ in quanto se la forza lavoro fosse rimasta in capo agli effettivi datori di lavoro le due imprese di trasporto non avrebbero beneficiato delle citate detrazioni Iva”.
La Procura ha quindi contestato al presunto amministratore di fatto delle due società di autotrasporto e agli undici prestanome delle “cartiere” l’emissione e l’uso di fatture per operazioni soggettivamente inesistenti per un valore di 3,5 milioni di euro. Inoltre, all'amministratore, al commercialista e al consulente è stata contestata l’indebita compensazione di crediti fiscali fittizi per circa 147mila euro.
Un’altra contestazione all’amministratore e al consulente riguarda l’illecito utilizzo di fondi del Pnrr per la formazione nell’ambito del Piano Nazionale Industria 4.0. Secondo gli inquirenti, le imprese non avrebbero svolto i corsi di formazione e avrebbero creato una documentazione falsa (registri didattici, relazioni del docente e asseverazione del professionista) per accedere ai crediti tributari.