Il 6 novembre 2024 Ronald Trump è apparso come il vincitore delle elezioni presidenziali statunitensi e già poche ore dopo la conferma della sua vittoria sono apparse le previsioni su come la sua seconda presidenza potrà condizionare la politica e l’economia mondiale. Alcuni analisti hanno sviluppato ipotesi sulle conseguenze per il trasporto delle merci e la logistica, basandosi sulle dichiarazioni e sulle promesse elettorali di Trump. Ora non sappiamo se e quanto di tali promesse sarà effettivamente attuato, però partendo da quelle ripetute in campagna elettorale appare un panorama poco rassicurante per l’Europa.
Il primo punto evidenziato da tutti gli analisti riguarda l’applicazione o l’aumento dei dazi doganali, una misura che secondo Trump dovrebbe rilanciare l’economia statunitense. Il prossimo presidente ha anche precisato l’entità di tali dazi: dal 10% al 20% su tutte le importazioni negli Usa, valore che dovrebbe salire dal 60% al 100% per le merci cinesi. In teoria, ciò dovrebbe causare una riduzione delle importazioni e quindi dei volumi di trasporto internazionali.
Nel 2023, secondo i dati dell’UE, i Paesi dell’Unione hanno esportato negli Usa beni per un valore di 502,3 miliardi di euro. Per quanto riguarda l’Unione Europea, le prime stime parlano di una potenziale perdita economica che potrebbe raggiungere i 260 miliardi di euro, secondo la banca olandese Abn Amro. I settori più interessati sono quelli dei macchinari e veicoli, che nel 2023 hanno esportato negli Usa 207,6 miliardi, dei prodotti chimici (137,4 miliardi) e di altri manufatti (103,7 miliardi). I quattro Paesi che rischiano maggiormente sono Germania (con un possibile riduzione del Pil fino all’1,6%), la Francia (-0,4&), l’Italia (-04%) e la Spagna (-0,2%). La sola Italia ha esportato nel 2023 beni per 67,266 miliardi, seconda dopo la Germania (157,732 miliardi).
L’applicazione dei dazi da parte degli Stati Uniti potrebbe scatenare una guerra commerciale che potrebbe causare l’attivazione di dazi anche in altri Paesi, come per esempio la Cina, moltiplicando così le conseguenze negative sul commercio internazionale e quindi sui trasporti. Il primo comparto a subire un'eventuale contrazione dei volumi sarebbe il trasporto marittimo dei container. Xeneta ricorda che quando Trump nella sua prima presidenza aumentò i dazi delle merci cinesi al 25%, nel 2018, i noli del trasporto marittimo aumentarono di oltre il 70%.
La società norvegese prevede addirittura che l’aumento dei noli potrebbe avvenire prima dell’aumento dei dazi, perché gli spedizionieri statunitensi potrebbero anticipare le importazioni, saturando le stive delle portacontainer e aumentando le tariffe, tenendo conto che già all’inizio di ottobre stanno mostrando una tendenza al rialzo, dopo un periodo di calo. Dopo un iniziale picco dovuto all’anticipo delle importazioni potrebbe avvenire il fenomeno inverso, ossia un brusco calo. Scenderebbero i flussi di trasporto e i noli, mettendo in crisi i vettori marittimi e l’indotto terrestre.
In campagna elettorale Trump ha anche dichiarato che avrebbe rapidamente risolto i conflitti in Ucraina e Medio Oriente. Questa è un’incognita maggiore rispetto ai dazi, perché Trump non ha spiegato come intende farlo e quindi non si conosce se e quando riuscirebbe veramente a farlo. Una soluzione in Ucraina potrebbe annullare le sanzioni alla Russia, cambiando l’attuale panorama del trasporto di petrolio e gas naturale. Una soluzione in Medio Oriente avrebbe un impatto positivo sul trasporto dei container, perché riaprirebbe la rotta del Mar Rosso.
Volendo stilare l’elenco dei favoriti e dei penalizzati da queste elezioni, emergono tra i primi le imprese che trasportano all’interno degli Stati Uniti (a parte quelle che servono i porti) e i piccoli operatori logistici nazionali. I dazi dovrebbero avvantaggiare anche la produzione automobilistica domestica. Tra i penalizzati ci sono le realtà che svolgono trasporto internazionale, sia marittimo che aereo, compresi gli spedizionieri.