Fret Sncf, la società delle ferrovie francesi dedicata alle merci, non intende subire un drastico piano di ristrutturazione e di ridimensionamento e respinge al mittente la responsabilità della situazione in cui si trova. Dopo alcuni mesi in cui sembrava più che altro subire gli eventi, il Comitato di gestione di Fret Sncf ha inviato una lettera al Governo francese chiedendo di introdurre una moratoria e quindi rivedere la decisione presa a Parigi e che contempla lo scioglimento della società. Nella nota inviata si legge: “Crediamo che l’azione affrettata del governo francese e della direzione di Sncf non permetterà alle ferrovie di apportare i cambiamenti necessari”.
Secondo il piano varato dal Governo francese, dal primo gennaio 2025 l’attuale società sarà sciolta e i vari rami d’azienda separati o inglobati nella capogruppo. Questa drastica decisione è la logica conseguenza di un’indagine della Commissione Europea sugli aiuti di Stato potenzialmente illegali di cui ha beneficiato l’impresa ferroviaria merci francese in difficoltà di bilancio. A favore di Fret Sncf sono stati contestati aiuti mascherati per 5,3 miliardi di euro per ripianare e quindi cancellare il debito del 2019, utilizzando i fondi pubblici della capogruppo.
Il risultato è che già a partire dal dicembre 2023 una serie di relazioni gestite da Fret Sncf sono state cedute senza possibilità di ripensamenti alle imprese ferroviarie concorrenti, con il gruppo tedesco DB che ha fatto la parte del leone. Inoltre per evitare ulteriori contenzioni con l’Europa, Parigi ha stabilito una sorta di vincolo decennale durante il quale Sncf non potrà estendere i propri servizi nei trasporti combinati e a treno completo. In seguito a questa scossa societaria, all’inizio del 2024 la divisione merci e logistica delle ferrovie francesi Rail Logistics Europe ha annunciato una drastica riorganizzazione con una serie di cambiamenti organizzativi e manageriali per prepararsi allo scioglimento di Fret Sncf.
Se queste sono le premesse, come si diceva prima, l’organismo di gestione di Fret Sncf non ha accettato di indossare i panni dell’accusato, anzi. Le responsabilità, secondo la società cargo delle ferrovie francesi, vanno indirizzate tutte al Governo centrale e alle sue scelte o, meglio, alle non scelte. Tra queste ci sono la mancanza di investimenti sulla rete e sulle infrastrutture di trasbordo che hanno penalizzato la modalità ferroviaria rendendola poco competitiva.
Inoltre non è stata messa in atto una valida forma di sostegno finanziario in relazione ai benefici ambientali della ferrovia. Al contrario si è dato ampio spazio al trasporto su gomma non regolamentando la sempre più pervasiva presenza di imprese straniere e di autisti che lavorano a cottimo. Infine, viene contestato il modo maldestro nell’avere gestito la liberalizzazione che ha portato a una “concorrenza falsata, inappropriata e devastante”.
Tutto questo va inquadrato nei conti del gruppo Sncf nel suo complesso che per il terzo anno consecutivo ha chiuso il bilancio in attivo, grazie soprattutto al traino dei servizi passeggeri ad alta velocità, ma anche il settore merci non ha sfigurato: in un anno particolarmente difficile come il 2023, il fatturato di Rail Logistics Europe si è mantenuto sostanzialmente stabile a 1,7 miliardi di euro con un calo di appena lo 0,5%, a fronte di continui investimenti e acquisizioni nella logistica e nel multimodale.
Piermario Curti Sacchi