Pieter Schelte, cui è dedicata la grande nave specializzata nel trasporto e nella posa di piattaforme petrolifere (IMO 9593505), era il padre del proprietario della società Allseas Group, che possiede ed utilizza la nave. Ma, l'unione sindacale ITF sottolinea che egli era anche un "criminale di guerra nazista", come spiega in una nota diffusa il 3 febbraio 2015. Perciò, l'unione chiede che sia cambiato il nome della nave. Il comunicato prosegue affermando che "la Pieter Schelte è una nave con bandiera di convenienza panamense, posta sotto contratto dalla Shell per servire le sue piattaforme petrolifere situate nelle acque britanniche". Perciò la ITF chiede che, se non sarà cambiato il nome dell'imbarcazione, essa venga bandita in Gran Bretagna ed Europa.
Ma la ITF non contesta ad Allseas solamente il nome della nave. Il contrasto riguarda anche la gestione dell'azienda: "La società da tempo cerca di abbassare gli standard di sicurezza e le condizioni di lavoro dei dipendenti in tutto il mondo", prosegue la nota. "La decisione dei vertici di Allseas di onorare un criminale di guerra nazista serve per ricordare al mondo solo quale tipo di realtà sia questo gruppo", conclude.
Ma il nome della nave non è contestato solamente dall'unione sindacale. Quando la Pieter Schelte è arrivata nel porto di Rotterdam, come primo approdo dopo essere stata varata dai cantieri coreani della Daewoo, hanno immediatamente reagito le comunità ebraiche della Gran Bretagna e dei Paesi Bassi. Il quotidiano inglese Guardian riporta le parole del vice presidente del Board of Deputies of British Jews, Jonathan Arkush: "Chiamare una nave col nome di un ufficiale delle SS condannato per crimini di guerra è un insulto a milioni di persone che hanno sofferto e sono morte nelle mani dei nazisti. I proprietari della nave devono rivedere urgentemente la questione e cambiare il nome, trovandone uno più appropriato".
Ma chi era il protagonista di questa vicenda? Pieter Schelte Heerema – padre di Edward Heerema, proprietario di Allseas – era nato ad Amsterdam nel 1908 ed è morto nel 1981. Durante l'occupazione nazista dei Paesi Bassi servì nelle Waffen-SS, l'organizzazione nazista che nella Seconda Guerra Mondiale reclutò stranieri e che compì numerosi crimini di guerra (in Italia, la Waffen-SS attuò le stragi di Sant'Anna di Stazzena e di Marzabotto dove morirono, rispettivamente, 560 e 770 persone, tutti civili). Pieter Schelte Heerema rimase in questo corpo fino all'agosto del 1943, quando scomparve. Ma venne trovato dopo la guerra e condannato a tre anni di reclusione come criminale nazista.
David Barnouw, un ricercatore del Netherlands Institute for War, Holocaust and Genocide Studies, sostiene che Pieter Schelte Heerema aderì a un piccolo partito fascista olandese prima della Seconda Guerra Mondiale e che si trovava in Venezuela quando la Germania venne invasa dai tedeschi. Proprio questo evento, secondo Barnouw, spinse l'olandese a tornare in patria e ad arruolarsi nelle SS. In questa veste, avrebbe avuto il ruolo di gestire forza lavoro della Nederlandsche Oost Compagnie, per cui avrebbe gestito quattromila lavoratori forzati.
Dopo le polemiche, la Allseas ha fornito la sua versione dei fatti in un'intervista al figlio, pubblicata sul quotidiano olandese Telegraaf. Edward Heerema sostiene che il padre divenne un membro di un'organizzazione socialista nella prima parte della guerra e tra novembre 1942 e giugno 1943 diresse una società sotto le SS. Il figlio prosegue affermando che Pieter Schelte Heerema perse ogni simpatia per il regime nazista e disertò nel giugno 1943, aderendo a un'organizzazione della resistenza. Dopo la guerra, Pieter Schelte Heerema andò in Venezuela, per poi tornare in Olanda nel 1963. A questo punto iniziò la sua carriera d'ingegnere civile e imprenditore, che lo ha portato a fondare la Allseas.
Della vicenda si è occupato anche Ton Biesemaat, giornalista investigativo olandese, che ha scritto un articolo su Pieter Schelte Heerema nel giornale online Royal Dutsch Shell Plc.com (che non è un sito legato alla compagnia petrolifera). Egli afferma addirittura che l'ingegnere olandese sarebbe "rimasto nazista fino alla morte". Biesemaat contesta innanzitutto la versione secondo cui Pieter Schelte Heerema avrebbe partecipato alla resistenza. Anzi, afferma che dopo al sua sparizione del 1943 avrebbe aderito a una formazione di collaborazionisti, per la quale avrebbe lavorato in Svizzera sino alla fine della guerra. Nella ricostruzione di Biesemaat, l'ingegnere sarebbe emigrato in Venezuela dopo la guerra, nel Lago Maracaibo, dove aveva buoni contatti risalenti alla sua precedente esperienza nel Paese. Qua avrebbe iniziato a lavorare per alcune industrie petrolifere, ma avrebbe anche collaborato all'organizzazione della fuga dei nazisti in Venezuela.
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