Si è conclusa la più lunga vertenza sindacale dei portuali della costa occidentale degli Stati Uniti dal 1971, quando i lavoratori fecero ben 134 giorni di sciopero. La firma è avvenuta venerdì 20 febbraio 2015 e il nuovo contratto di lavoro durerà cinque anni, interessando circa ventimila portuali che lavorano in 29 porti della costa occidentale degli Stati Uniti. Il precedente contratto era scaduto nel luglio del 2014 e le trattative per il suo rinnovo iniziarono nel maggio dello stesso anno, raggiungendo momenti di elevata tensione, con scioperi da parte del sindacato e serrate dei terminalisti (l'ultima, di tre giorni, proprio all'inizio di febbraio), creando danni per miliardi di dollari non solo agli operatori della logistica, ma anche alle industrie e al commercio dell'intera fascia occidentale degli Stati Uniti.
La situazione è stata sbloccata anche grazie all'intervento del ministro del Lavoro Tom Perez, inviato direttamente dal Presidente Barack Obama, e dalla mediazione del Federal Mediation and Conciliation Service. Così, la notte di sabato sono ricominciate a pieno ritmo le attività per ridurre la congestione dei porti – primi tra tutti quelli di Los Angeles e Long Beach – che mostrano ancora oggi lunghe attese di navi in attesa di approdare e dei camion che devono caricare i contenitori. Solo nella rada di Los Angeles e Long Beach sono in attesa una ventina di navi. Ma la questione non è ancora completamente conclusa, perché i lavoratori devono approvare l'accordo.
Il ritorno alla normalità richiederà tempo, anche perché i sindacati affermano che la congestione dei porti non è causata solo dalla vertenza, ma anche da problemi strutturali e organizzativi. Lo mostra il fatto che l'alleanza G6 ha annunciato che da marzo a maggio cancellerà 36 viaggi tra l'Asia e la costa occidentale degli Stati Uniti in nove dei suoi dodici servizi, proprio a causa della congestione dei porti.
Buona parte dei traffici vengono deviati dalla compagnie marittime verso i porti della costa orientale, che negli ultimi mesi hanno registrato tassi di crescita a doppia cifra (corrispondenti alla flessione degli scali occidentali). Ne beneficiano anche gli scali del Canada e del Messico. A gennaio 2015, il porto di Long Beach mostra un calo dei traffici container, su base annuale, del 18,8%, il polo formato da Seattle e Tacoma del 13%, mentre Oakland è addirittura crollato del 32%.
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