Francia e Germania sono i due Paesi europei che stanno prendendo i provvedimenti più rigorosi contro il dumping sociale degli autisti. La prima vietando il riposo settimanale in cabina, la seconda imponendo il salario minimo anche ai conducenti dei camion stranieri che viaggiano in territorio tedesco. Ora, le principali associazioni degli autotrasportatori dei due Paesi hanno stretto un'alleanza per intervenire anche a livello comunitario. Questa è la seconda alleanza siglata in Europa dalla FNTR, dopo quella annunciata nei giorni scorsi con l'italiana Conftrasporto.
"Sempre più spesso constatiamo lo stazionamento permanente di veicoli industriali fuori dai Paesi dove sono immatricolati, come per esempio nei porti fluviali, marittimi o nei terminal del trasporto combinato", scrivono le associazioni in un comunicato congiunto. Le sigle riconoscono che le recenti misure prese da Francia e Germania "restano insufficienti e inefficaci senza un'azione comune a livello di Unione Europea".
In concreto, le due associazioni chiedono di distinguere chiaramente tra la libera prestazione di servizi, che deve essere limitata nel tempo, e l'apertura di filiali in un Paese straniero. Ciò per evitare la concorrenza sleale causata da un "quasi stabilimento" delle imprese estere, che avviene con le regole salariali e fiscali del Paese d'origine. "Il cabotaggio non deve essere usato per aggirare le regole europee di stabilimento", spiega Nicolas Paulissen, delegato generale della FNTR.
Questa pratiche, prosegue la nota, si concretano in un "inaccettabile nomadismo degli autisti". Le due associazioni ritengono che i mezzi per contrastare questo fenomeno ci sono, grazie alle verifiche sui cronotachigrafi digitali e sugli altri documenti. In questa fase, FNTR e BGL stanno intervenendo verso la Commissione Europea e l'Europarlamento per favorire un'interpretazione più stretta della libertà di prestazione dei servizi.
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