La legge italiana impone alle aziende che svolgono il "servizio universale postale" di versare il contributo annuo all'Agenzia per le Comunicazioni. È una norma che dovrebbe interessare solamente chi consegna buste, come avviene nel resto dell'Europa, ma che in Italia viene applicata a tutte le imprese che trasportano qualsiasi merce in colli pesanti fino a trenta chilogrammi.
"La conseguenza è che oggi molte imprese di spedizione e di autotrasporto devono essere titolari di autorizzazioni postali, pur non prestando servizi postali, bensì servizi logistici in settori dove la merce è di peso contenuto, pensiamo all'abbigliamento, agli accessori, ai piccoli elettrodomestici", spiega Confetra in una nota diffusa il 25 marzo 2015.
Questa interpretazione del concetto di "servizio universale postale" non è nuova e già negli scorsi anni le imprese di trasporto pagavano questo contributo, che non era rilevante, ma Confetra rileva che da novembre 2014 l'Agenzia sta emanando provvedimenti che lo rendono sempre più oneroso, inserendo, oltre al contributo per l'Agenzia stessa, anche obblighi nuovi, come la Carta dei Servizi, la separazione contabile nel bilancio e il cambio di settore d'attività.
"Le imprese di logistica dovrebbero subire un'ingerenza sulla gestione della loro attività da parte dell'Agcom senza che questo abbia motivazione logica", spiega Nereo Marcucci, presidente della Confetra."Purtroppo però nessun interlocutore politico è ricettivo su certe materie e la battaglia possiamo farla solo in sede di Corte di Giustizia Europea, giacché l'Italia continua a recepire le direttive comunitarie in modo del tutto arbitrario".
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