Qualche esperto di tecnica di camion si sarà probabilmente chiesto a che cosa servivano quelle appendici di gomma dalla forma di pinna di squalo che coprivano alcune ruote dei semirimorchi di due imprese di autotrasporto liguri. Forse per migliorare l'aerodinamica o per ridurre gli spruzzi durante le piogge? No. Quando i Finanzieri hanno fermato uno di questi articolati durante controlli su strada, hanno scoperto che le pinne servivano per mascherare gli assi alla lettura del Telepass, facendone così apparire tre invece di cinque a ogni passaggio e pagando quindi un pedaggio inferiore.
Insomma, sarebbe l'ennesima modalità per frodare i pedaggi autostradali, che non causa danno solamente alla società che gestisce la struttura – in questo caso la società Autostradale Ligure Toscana – ma anche l'intero autotrasporto, perché riducendo i costi in maniera fraudolenta si attua concorrenza sleale verso chi opera in modo onesto. L'indagine della Finanza è partita dalla frode dei pedaggi, ma poi ha trovato un filone ancora più grave.
Innanzitutto, è emerso che le due imprese di autotrasporto erano intestate ad altrettanti prestanome, ma il reale titolare è un uomo di 59 anni che risiede a Santo Stefano Magra. Durante l'indagine è emerso che una delle due imprese era completamente sconosciuta al Fisco, attuando così un'evasione fiscale totale. Secondo la Finanza, la società avrebbe fatturato 1,2 milioni di euro senza dichiararli, evadendo 400mila euro solo di Iva. Come se ciò non bastasse, le società avrebbe emesso fatture inesistenti per oltre 500mila euro, con un'ulteriore evasione d'imposte per 320mila euro.
Al termine dell'indagine, la Guardia di Finanza ha denunciato i due prestanome e il reale titolare alla Magistratura per reati connessi all'evasione e alla frode fiscale.
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