Il segretario di Trasportounito, Maurizio Longo, spiega il ricorso al Tar sostenendo che il provvedimento contro cui si rivolge è "raffazzonato, incompleto e per certi aspetti arbitrario, che nei fatti ha bloccato l'operatività di centinaia di imprese di autotrasporto". Questa azione rientra in una più ampia strategia dell'associazione contro lo stesso Albo. "Da anni non funziona e paradossalmente, nonostante i milioni di euro a disposizione, non dispone dei mezzi e delle competenze necessarie quanto meno per somigliare a un Albo di imprese, in primis l'elenco delle imprese associate", aggiunge Longo.
In specifico sul provvedimento che istituisce i comitati interprovinciali e con competenze definite da Trasportounito "a incastro con le amministrazioni provinciali", le imprese di autotrasporto "si domandano, giustamente, se abbia più un senso mantenere l'azienda in Italia". Al termine della nota, l'associazione ribadisce la richiesta di abolizione dell'Albo, che potrebbe essere sostituito dal Registro Elettronico Nazionale.
"L'Albo italiano, per un secondo clamoroso paradosso, è gestito principalmente dai vertici delle associazioni di categoria, proprio quelle cioè che dovrebbero aiutare le imprese a diminuire il costoso impatto burocratico e rendere funzionale un sistema a garanzia delle imprese che rappresentano", conclude Longo.
Trasportounito ha anche contestato la ripartizione dei 250 milioni stanziati per l'autotrasporto, affermando che le voci sono " le medesime da oltre un ventennio", senza peraltro migliorare la situazione del settore. "Tutto ciò avviene perché una gran parte delle risorse destinate alle imprese di autotrasporto è intermediato dalle società di servizi delle medesime associazioni che stabiliscono con il Ministero la ripartizione, le modalità e le procedure", afferma Longo. "E sempre le stesse associazioni, nel Comitato Centrale dell'Albo, decidono come impiegare e ripartire le risorse che vengono drenate dallo Stato e dal pagamento obbligatorio imposto alle imprese di autotrasporto".
Il segretario dell'associazione porta come esempio la procedura per il rimborso dei pedaggi autostradali che essendo "legata al fatturato realizzato dalle imprese, è fruibile solo da un'esigua minoranza di queste ultime". Inoltre, l'associazione sottolinea che il rimborso avviene con un ritardo di due anni. Trasportounito ritene inutili anche le risorse per l'acquisto di mezzi a basso impatto ambientale, considerando anche che migliaia di camion sono immatricolati all'estero a causa dell'elevata pressione fiscale e dell'eccesso burocratico.
Infine, "i fondi per la sicurezza della circolazione stradale, stante la bassa incidentalità del traffico commerciale, possono essere utilizzati per migliorare la qualità della vita dei conducenti". A tale proposito, Trasportounito rilancia la proposta di comprendere tra le attività usuranti anche la guida dei veicoli industriali.
© TrasportoEuropa - Riproduzione riservata
Segnalazioni, informazioni, comunicati, nonché rettifiche o precisazioni sugli articoli pubblicati vanno inviate a: redazione@trasportoeuropa.it
Puoi commentare questo articolo nella pagina Facebook di TrasportoEuropa
Vuoi rimanere aggiornato sulle ultime novità sul trasporto e la logistica e non perderti neanche una notizia di TrasportoEuropa? Iscriviti alla nostra Newsletter con l'elenco ed i link di tutti gli articoli pubblicati nei giorni precedenti l'invio. Gratuita e NO SPAM!