Non è ancora chiaro il bilancio delle devastanti esplosioni avvenute lo scorso mercoledì al Binhai Ocean Port di Tianjin, perché l'Autorità portuale non sta fornendo dettagli, così come non esiste alcuna previsione su come e quando il porto tornerà alla completa normalità. Durante lo scorso fine settimana sono state riavviate la attività connesse al trasporto marittimo di petrolio, gas, acciaio e altre materie prime sfuse, di cui Tianjin è uno dei principali gateway cinesi.
Restano ancora rallentati i traffici di container, a causa dell'intasamento dello scalo. Il terminal APM Terminals ha subito danni lievi e ha riaperto già venerdì scorso. Però, alcune strutture logistiche hanno subito danni più seri. È il caso della Damco (gruppo Maersk) e soprattutto della Singamas Container Holdings, che ha sospeso tutte le attività. Questa situazione spinge le compagnie compagnie marittime a dirottare le portacontainer in altri scali cinesi, come Qingdao e Dalian, mentre stanno aumentando le spedizioni aeree che fanno capo all'aeroporto di Pechino.
L'esplosione che ha innescato il disastro è avvenuta in un sito della Tianjin Dongjiang Port Rui Hai International Logistics, distruggendo numerosi edifici, ma anche container stoccati nello scalo e coinvolgendo anche infrastrutture portuali e stradali. Il bilancio attuale mostra 104 morti (tra cui una ventina di pompieri) e quasi ottocento feriti, mentre un'ampia area della città è stata evacuata.
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