La logistica farebbe meglio a preoccuparsi della "digital disruption". Il termine disruption, coniato in tempi recenti dal professor Clayton Christensen di Harvard, indica il momento in cui una nuova tecnologia origina il cambiamento di una determinata attività e modifica completamente il modello di business precedente. Esattamente quello che sta accadendo in giro per il mondo con la progressiva diffusione dell'e-commerce, dei mezzi di trasporto senza autista, delle stampanti 3D e altre tecnologie.
In occasione dell'ultimo Caspian Air Cargo Summit tenutosi a Baku (Azerbaigian), il vicepresidente di PwC Strategy, Andrew Schmahl, ha lanciato un chiaro monito all'industria dei trasporti e della logistica mettendo in guardia il comparto dalla rivoluzione che la digital disruption porterà nel campo della produzione e, quindi, delle spedizioni. Schmahl ha sottolineato che nei prossimi anni ci saranno alcune merceologie che saranno maggiormente toccate da queste innovazioni (beni di largo consumo, elettronica, calzature e pezzi di ricambio) e altre meno o per nulla (vedi ad esempio i prodotti deperibili). "Queste novità avranno effetti diretti in primis sugli scambi commerciali fra Asia ed Europa, e soprattutto i flussi verso il vecchio continente sembrano essere quelli più a rischio", evidenzia il consulente di PwC Strategy.
Molte aziende come Nike (per le scarpe), Gillette (per le lamette), Mattel (per bambole e i giocattoli) stanno sperimentando le nuove stampanti 3D per realizzare prodotti personalizzati "a domicilio". Fra gli altri colossi che si stanno affacciando a questa tecnologia ci sono anche Alcoa, Xerox e GE, oltre a Google che vorrebbe produrre in questo modo i nuovi smartphone. Nello shipping Maersk ha dotato alcune sue navi di stampanti 3D per poter realizzare a bordo ovunque in giro per il mondo pezzi di ricambio indispensabili per la navigazione.
Sul tema è stata pubblicata anche da Boston Consulting Group un'approfondita ricerca intitolata "Impact of technology trends on parcel market" (Impatto della tecnologia sul mercato dei corrieri) dove sono analizzati diversi fattori tra cui: big data (l'enorme quantità di informazioni sensibili disponibile tramite l'on-line), le stampanti 3D, i mezzi di trasporto senza conducente, il commercio elettronico e in generale le piattaforme digitali.
L'analisi di Bcg quantifica anche in circa 5 miliardi di dollari il mercato potenziale delle stampanti 3D nel 2017, in quasi 1300 miliardi di dollari quello dell'e-commerce nel 2018, prevede risparmi del 5-10% per chi saprà valorizzare nel modo giusto l'enorme mole di informazioni disponibile sul mercato nell'era digitale e prevede una potenziale decrescita del 10-20% delle attività per la logistica retail con l'avvento dei locker (i terminali che consentono di inviare e ricevere merce acquistata on-line).
Davide Di Domenico, partner e managing director di The Boston Consulting Group, analizzando il tema degli effetti che la rivoluzione digitale potrà avere sul business dei trasporti, ha sottolineato che "la produzione dalle stampanti 3D è già realtà e la loro diffusione diventerà esponenziale nei prossimi anni. Oggi si produce con queste macchine sfruttando molte materie prime: tutti i tipi di plastica, centinaia di metalli e da qualche tempo anche il vetro. È un filone che sta crescendo al ritmo del 25% anno su anno". Esistono certamente ancora alcune criticità sui costi, sui tempi e sui materiali di produzione ma si tratta comunque di aspetti in via di risoluzione che non potranno fermare il treno in corsa di questa tecnologia produttiva. Ci sono produzioni come i supporti di plastica degli apparecchi acustici di Amplifon, i bite per i denti e diverse protesi biomedicali che ormai vengono prodotti solo tramite questa tecnica.
Di Domenico conferma inoltre la previsione secondo cui "le novità apportate dalla tecnologia raseranno al suolo alcune catene logistiche di alcuni beni specifici. Le stampanti 3D avranno maggiore diffusione in industrie come ad esempio l'oil&gas, dove quindi la necessità di avere un pezzo di ricambio in tempi rapidi ha un valore molto elevato, o anche per quei prodotti per cui la prossimità al cliente o la massima personalizzazione sono percepiti come fattori importanti. Infine questo nuovo modello produttivo potrà avere successo anche per ridurre stock e scorte a magazzino anche se in questo caso i tempi di diffusione saranno probabilmente più lunghi perché non ci sarebbe la spinta di una grande convenienza economica di fondo".
Nicola Capuzzo
© TrasportoEuropa - Riproduzione riservata
Segnalazioni, informazioni, comunicati, nonché rettifiche o precisazioni sugli articoli pubblicati vanno inviate a: redazione@trasportoeuropa.it
Puoi commentare questo articolo nella pagina Facebook di TrasportoEuropa
Vuoi rimanere aggiornato sulle ultime novità sul trasporto e la logistica e non perderti neanche una notizia di TrasportoEuropa? Iscriviti alla nostra Newsletter con l'elenco ed i link di tutti gli articoli pubblicati nei giorni precedenti l'invio. Gratuita e NO SPAM!