I tre giorni di sciopero attuati dai lavoratori del porto di Gioia Tauro tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre – e il successivo incontro al ministero dei Trasporti - non hanno sbloccato la vertenza del porto calabrese, anzi la tensione sale e cinque sigle sindacali hanno proclamato lo stato di agitazione, chiedendo una riunione con tutti i soggetti coinvolti nella gestione dello scalo. In primo piano c'è la cassa integrazione per quasi 500 dipendenti del Medcenter Container Terminal. E proprio la società terminalistica del Gruppo Contship è sotto i riflettori del sindacato.
Una nota firmata da Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uil-Uiltrasporti, Ugl-Mare e Sul afferma che "non è più ammissibile che le banchine del porto di Gioia Tauro siano oggetto di monopolio da parte del gruppo Contship che movimenta meno di tre milioni di teu, non riuscendo a saturare le effettive potenzialità degli spazi in concessione che potrebbero superare i cinque milioni di teu annui".
Più avanti, il comunicato prosegue sostenendo che "da parte di Medcenter Container Spa e del gruppo Contship Spa non s'intravede al momento alcun interesse concreto per rilanciare lo scalo gioiese e che la responsabilità di eventuali azioni estreme sarà solo il risultato di una politica di totale chiusura rispetto alle legittime istanze dei lavoratori".
La prima azione annunciata dai sindacati è la sospensione dei rientri giornalieri da parte di tutti lavoratori posti in cassa integrazione mensile e con la gestione delle richieste di flessi di attività facendo esclusivo riferimento al punto 9.4 dell'Accordo Integrativo di secondo livello, che regola l'orario di lavoro in regime di flessibilità. "Se l'azienda dovesse rimanere ferma sulle proprie posizioni, lo stato di agitazione sfocerà in una forte azione di protesta di tutti i lavoratori". I sindacati si rivolgono anche al presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, chiedendo un incontro urgente con l'azienda per definire un sostegno al reddito dei lavoratori in cassa integrazione.
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