Forse sono in mare, forse sono tra le lamiere contorte dei relitti del garage del quarto piano, che gli inquirenti devono ancora finire d'ispezionare. Di certo, dopo un anno non ci sono speranze per trovare vive le diciotto persone che mancano all'appello della lista del Norman Atlantic, tra cui diversi autisti dei veicoli industriali italiani e greci imbarcati sul traghetto. E neppure si conoscono le cause dell'incendio, perché l'inchiesta è ancora aperta e finora comprende dodici persone indagate. Il relitto è ancorato al porto di Bari e solo il 30 novembre sono iniziate le operazioni per svuotare i garage bruciati.
L'allarme scattò verso le quattro e mezza della mattina del 28 dicembre 2014, come rivela l'ascolto delle scatole nere della nave. L'incendio avvenne nelle peggiori condizioni possibili: nella notte e durante una tempesta con mare forza sette. Una situazione che rallentò l'evacuazione della nave, durata per ben 34 ore. Quando il relitto venne riportato al sicuro, inizialmente nel porto di Brindisi, il bilancio fu di undici morti e diciotto dispersi. E la competenza e i mezzi della Guardia Costiera e della Marina Militare ha evitato un bilancio ben più grave, perché a bordo del traghetto viaggiavano cinquecento persone.
L'indagine è apparsa ben presto complessa, perché i pompieri riuscirono a spegnere completamente le fiamme solo dopo una settimana e il garage del ponte 4, da dove sarebbe scaturito l'incendio, contiene un ammasso informe di rottami bruciati. Finora gli inquirenti non hanno rivelato la causa dell'incendio. Si hanno notizie frammentarie, come quella del marinaio che scese nel ponte 4 al primo allarme e riferì che il motore del frigorifero di un semirimorchio produceva fumo. Un altro membro dell'equipaggio avrebbe dichiarato che all'imbarco avvenuto a Igoumenitsa non sarebbero stati rispettati gli spazi minimi tra veicoli pesanti che, quindi, potrebbero essere stati più di quanto permesso (o più del numero di prese elettriche disponibili per gli impianti frigoriferi).
Un altro filone dell'indagine riguarda l'efficienza dell'impianto antincendio e la gestione dell'emergenza. Finora, la magistratura ha indagato dodici persone per diversi reati, tra cui il comandante della nave, Argilio Giacomazzi, l'addetto al carico Pavlos Fantakis, l'armatore Carlo Visentini, due rappresentati legali dell'Anek Lines (società che aveva noleggiato il traghetto) e sette membri dell'equipaggio.
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