Strada e rotaia sotto la stessa gestione: questo sarebbe il piano del Governo e dell'amministratore delegato di ferrovie dello Stato, Renato Mazzoncini, anticipato da Repubblica il 2 aprile 2016. Il piano parte dalla volontà del Governo di privatizzare l'Anas tramite la vendita diretta o la quotazione in Borsa. In questo modo, lo Stato si libererebbe di un asset da due miliardi che rappresenta solamente un costo, oltre che fonte d'indagini giudiziarie su episodi di corruzione. L'Anas, però, vive solamente di contributi pubblici e non produce alcun reddito. Come può attrarre un privato?
La risposta sarebbe una nuova modalità di finanziamento: non più lo stanziamento diretto di fondi dal ministero del Tesoro, ma una percentuale delle accise su benzina e gasolio per autotrazione. I ricavi dell'Anas dipenderebbero così dal flusso di traffico, mentre la società stradale sarebbe pagata solamente da chi usa le infrastrutture e non più da tutti i contribuenti. Le anticipazioni non parlano però dell'attuale tassa di possesso degli autoveicoli, che serve anche per pagare le strade.
Da questo piano del Governo nascerebbe l'interesse di Ferrovie dello Stato, che si sarebbe già candidata a rilevare l'Anas, con lo scopo di creare una società di mobilità integrata strada e rotaia. L'operazione potrebbe avvenire senza esborso di contanti, ma tramite un aumento di capitale, pagato dallo Stato proprio con il conferimento dell'Anas. Un'operazione che potrebbe anche favorire la privatizzazione delle stesse Ferrovie dello Stato. Processo che sta accusando ritardi perché ci sono posizioni diverse sul destino dell'infrastruttura, ossia se debba essere privatizzata anch'essa, oppure restare in mani pubbliche.
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