Per ora Unatras non precisa azioni di protesta, che saranno discusse nella riunione del Comitato esecutivo del prossimo 16 maggio, quando valuterà " tutte le iniziative utili a tutela della categoria, non escludendo la proclamazione del fermo dei servizi di autotrasporto". L'unione spiega che "non sono state rese ancora spendibili le risorse stanziate a favore del settore, a fronte dei sacrifici sopportati dall'autotrasporto costretto a rinunciare ad una buona parte del recupero delle accise. Nel frattempo la concorrenza delle aziende internazionali e i problemi strutturali del settore costringono migliaia di imprese alla chiusura".
La dura nota dell'Unatras giunge dopo l'incontro con la sottosegretaria ai Trasporti, Simona Vicari, di giovedì 21 aprile 2016, quando gli autotrasportatori hanno ribadito la loro insoddisfazione sulla mancata attuazione del protocollo d'intesa siglato lo scorso novembre. Uno dei nodi più importanti riguarda lo stanziamento per i rimborsi forfettari delle spese non documentate delle piccole e medie imprese di autotrasporto, che condiziona il riparto delle risorse complessive. Sono emerse anticipazioni secondo cui la sottosegretaria avrebbe proposto uno stanziamento per questa voce di 70 milioni di euro, contro i 60 precedenti, prelevando cinque milioni dal fondo per gli investimenti e altrettanti dal rimborso del contributo SSN alla RCA.
Altro tema caldo è la modalità di applicazione dei contributi al trasporto combinato strada-mare (marebonus) e strada-rotaia (ferrobonus). Nel primo caso, il Governo deve decidere se dirigere il contributo agli utilizzatori, ossia le imprese che usano le navi, oppure agli armatori che istituiscono le linee. Le associazioni dell'autotrasporto sono ovviamente favorevoli alla prima ipotesi. Sul ferrobonus, gli autotrasportatori si oppongono a incentivi su tratte su rotaia inferiori a 300 chilometri, che non garantirebbe lo spostamento di traffico dalla strada alla ferrovia, quanto un contributo generico alle imprese ferroviarie.
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