Tredici fermi dell'autotrasporto in quindici anni: solo questo dato mostra il grave disagio dei vettori colombiani. E quest'ultimo sciopero, partito all'inizio di giugno 2016, appare il più lungo e violento della storia, perché alle già difficili condizioni di lavoro interne si è aggiunta una forte concorrenza straniera. Gli autotrasportatori colombiani accusano il Governo di avere aperto le porte alle grandi imprese di trasporto straniere, che stanno spazzando i piccoli operatori locali, anche perché sembra che nella fase iniziale stiano attuando un dumping tariffario. Secondo gli organizzatori della protesta, il ministero dei Trasporti avrebbe assicurato almeno 50mila autorizzazioni a società estere.
A questa causa esterna si aggiunge l'aumento dei costi, che deriva da un aumento del prezzo del carburante e dalla privatizzazione delle autostrade, che impone pedaggi sull'infrastruttura. Contro il processo di privatizzazione dell'economia colombiana, provocato dagli accordi di libero scambio con gli Stati Uniti, si sono mobilitati anche gli agricoltori, che stanno appoggiando gli autotrasportatori.
Lo sciopero dei camionisti colombiani ha già provocato un morto, un manifestante colpito alla testa da un candelotto lacrimogeno sparato dalla Polizia. Negli ultimi giorni, il Governo colombiano ha stretto il pugno contro gli scioperanti, sostenendo che sta causando gravi danni all'economia del Paese, soprattutto a causa del blocco dei porti, che ha rallentato l'esportazione di caffè. Inoltre, la carenza di alimentari ne ha aumentato il prezzo.
Le trattative sembrano giunte a uno stallo, perché il Governo non intende accogliere le richiese della associazioni degli autotrasportatori, che vogliono un aumento delle tariffe dell'autotrasporto e una riduzione del prezzo del gasolio e dei pedaggi autostradali. La risposta del Governo è la revoca delle autorizzazioni degli autotrasportatori che stanno scioperando e multe elevate. Inoltre, il Governo ha dispiegato sulle strade 50mila soldati. Negli scontri dei giorni scorsi, sono state arrestate 75 persone e feriti 18 agenti.
Una mediazione è stata attivata dalla Chiesa colombiana: il 15 luglio 2016 la Conferenza episcopale colombiana ha chiesto al Governo e alle associazioni degli autotrasportatori di raggiungere un accordo, anche perché lo sciopero sta danneggiando "in modo pesante" la popolazione. Per sostenere la popolazione colombiana, il Governo del Venezuela ha aperto le frontiere, permettendo così a migliaia di persone di acquistare alimentari, farmaci e altri beni di prima necessità. Nei giorni scorsi, inoltre, la città di Cucuta è stata rifornita con 9500 semirimorchi trasportati su fiume e treno.
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