Il primo caso riguarda la nave cisterna Cielo di Milano della d'Amico Shipping Italia coinvolta in un caso di sversamento in mare di acque oleose e quindi inquinanti. Per questo reato due marittimi, il direttore di macchina Girolamo Curatolo e il primo ufficiale Danilo Maimone sono stati accusati dal Tribunale Federale di New Jersey di aver violato il "US Act to Prevent Pollution from Ships". Secondo quanto riferito dal Pubblico Ministero incaricato del caso, Curatolo avrebbe ammesso di aver intenzionalmente provocato lo scarico in mare di liquidi inquinanti durante diversi viaggi fra New York e nel periodo compreso fra settembre 2014 e gennaio 2015. Il direttore di macchina avrebbe anche ammesso di aver falsificato il registro di bordo imponendo ai suoi sottoposti di produrre documentazioni false da consegnare alla Guardia Costiera statunitense durante i controlli di routine.
In attesa della sentenza fissata per il 21 novembre 2016 (i due marittimi coinvolti rischiano ciascuno una multa fino a 250 mila dollari e cinque anni di reclusione) il gruppo d'Amico ha preso le distanze dal comportamento di Curatolo e Maimone dicendo in una nota che "la d'Amico Shipping Italia, società armatrice della Cielo di Milano, ha collaborato fin dal primo minuto con le autorità americane affinché si facesse chiarezza sulla vicenda che ha coinvolto la nave. Il comportamento sia del Direttore di Macchina che del suo Primo Ufficiale non è stato in linea né con le procedure aziendali né con le normative internazionali. La totale estraneità dell'azienda rispetto al comportamento dei due ufficiali ha evitato la detenzione della nave, differentemente a quanto accaduto con altri armatori in situazioni analoghe".
Più a nord, nel porto canadese di Hamilton, è ferma (sotto sequestro) ormai dallo scorso mese di aprile la nave Ardita, una piccola handysize open hatch bulk carrier con a bordo 14 membri d'equipaggio di cui 12 italiani. Secondo quanto rivelato dai media locali che hanno rilanciato la vicenda in giro per il mondo, la nave in questione (15.000 tonnellate di portata e costruita nel 2007) era oggetto di un pre-contratto di vendita fra Setramar e la società canadese McKeil Marine che non si è perfezionato pare per lo stop imposto dalla banca italiana che detiene un'ipoteca sulla nave (Unicredit nello specifico).
La shipping company romagnola ha preferito non rilasciare commenti su questa mancata vendita mentre la controparte canadese, con un messaggio pubblicato sul proprio sito web, ha fatto sapere che è stata costretta ad acquistare un'altra nave al posto dell'Ardita per effettuare un trasporto di cemento dal Canada agli Stati Uniti. Sempre con la società canadese McKeil Marine era stata invece completata con successo la vendita un anno fa della Spavalda (rinominata Evans Spirit), altra nave di Setramar da 15.000 tonnellate di portata costruita nei cantieri olandesi Niestern Sander e consegnata nel 2007. La mancata finalizzazione del contratto di vendita della Ardita ha invece portato a un contenzioso legale che riguarda anche spese non pagate per oltre due milioni di dollari fra cui il conto di un cantiere di riparazione navale a Hamilton.
La banca finanziatrice della nave si è espressa su questa vicenda dicendo: "Il sequestro della nave non è avvenuto a causa di UniCredit ma in relazione alle modalità di gestione della trattativa di noleggio tra la società proprietaria, Gruppo Setramar, e la controparte canadese interessata al nolo. La banca, in effetti titolare di un'ipoteca navale sullo scafo oggetto della controversia, agisce in conformità a quanto previsto dalla legge e a tutela della propria garanzia. UniCredit è ovviamente disponibile a valutare il Piano di ristrutturazione di Armamento Setramar e dell'intero Gruppo Setramar (come già manifestato all'azienda e in accordo con le altre banche creditrici) e a lavorare per una celere definizione della vicenda".
Nicola Capuzzo
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