Uno dei punti maggiormente contestati da Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti è l'obbligo di formazione professionale continua dei marittimi, non tanto per il principio in sé, quanto per il modo in cui deve essere perseguita. Infatti il ministero impone un calendario che può anche superare le trecento ore di formazione, "mettendo in serio rischio l'ottenimento dell'imbarco", spiega una nota della Filt di Genova. Giovanni Olivieri, Coordinatore nazionale della Fit-Cisl per il Trasporto marittimo, aggiunge che "L'Italia è arrivata con quattro anni di ritardo all'adeguamento delle certificazioni per i propri marittimi, le quali in base agli emendamenti di Manila sono indispensabili per poter lavorare a partire dal 1 gennaio 2017".
I sindacati hanno più volte denunciato in passato il ritardo dell'introduzione in Italia delle nuove certificazioni e "anche molte società di navigazione hanno espresso preoccupazione per queste lentezze perché rischiano di non poter più imbarcare marittimi italiani dall'anno prossimo", prosegue Olivieri. Anche la Fit Cisl contesta le modalità di attuazione del corso di formazione: "Il ministero ha emanato una circolare che obbliga i comandanti e i direttori di macchina già in possesso del titolo a frequentare corsi direttivi da 300 e 570 ore per poter continuare a lavorare. Quello che ci chiediamo è: come troveranno il tempo per frequentare? Quanto costerà agli armatori la frequenza di questi corsi? È utile che comandanti e direttori di macchina di lunga esperienza seguano corsi in cui si riparte dalle basi della professione? Perché l'Italia è l'unico Paese che ha adottato simili misure?".
Il Segretario nazionale marittimi Uiltrasporti, Paolo Fantappiè, chiede chiarimenti sulla riforma sull'anticipo pensionistico per quanto riguarda lo stato di lavoro gravoso usurante per i marittimi. Inoltre, rileva che "si stanno riformando alcune parti caratterizzanti il Registro internazionale senza che vi sia stato confronto con le parti sociali e senza neanche delineare quali riflessi effettivi si produrranno sulla forza lavoro marittima italiana, viste le dichiarazioni di eventuale cambio bandiera di alcuni armatori".
I tre sindacati chiedono modifiche ai provvedimenti presi dal ministero dei Trasporti, minacciando iniziative in caso contrario.
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