Prima lo sciopero dei marittimi il 19 dicembre, poi il forte vento che ha impedito per diverse ore il 20 e il 21 dicembre il lavoro delle gru dei terminal container hanno fermato l'attività del porto di Genova. La mancata partenza dei traghetti e il blocco del carico e scarico di container hanno immobilizzato in attesa oltre 1500 veicoli industriali che, dopo avere riempito i piazzali del porto, hanno occupato anche la viabilità cittadina, fino a raggiungere l'autostrada, causando anche la chiusura del casello di Voltri. L'Autorità Portuale ha attuato un piano d'emergenza, con la distribuzione di acqua agli autisti e l'apertura di alcune mense.
Ma ciò non è bastato per evitare disagi ai camionisti, che sono rimasti fermi ore senza sapere quando avrebbero potuto riprendere il lavoro, al freddo, senza servizi igienici e con carenza di beni di prima necessità. In una nota, i sindacati confederali denunciano che "le aziende di trasporto hanno inviato a Genova tutti i mezzi disponibili per caricare e scaricare, non tenendo conto che i porti erano già stati chiusi per lo sciopero e il maltempo. Ancora una volta si è preferito usare la massa dei lavoratori per tentare di sopperire alla disorganizzazione del sistema trasportistico nazionale: ovvero ammassare una quantità smodata di mezzi e persone nel vano tentativo di caricare/scaricare i propri mezzi".
I sindacati chiedono che nel caso di fermate prolungate dei porti di Genova si adotti un sistema di filtraggio, impedendo "ammassamenti forsennati che causano intralci alla viabilità, che possono essere pericolosi in caso di situazioni di emergenza e di transito dei mezzi di soccorso". Per gli autisti, le sigle chiedono che l'attivazione in maniera strutturale di minime condizioni igieniche e un'adeguata assistenza nel caso di emergenze. Su tali obiettivi vogliono istituire un Tavolo con Prefettura, Autorità di Sistema Portuale, terminalisti e le associazioni dell'autotrasporto.
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