Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti passano all'offensiva in diversi campi sulla questione Fercam-Artoni, ossia la decisione dell'azienda di Bolzano d'interrompere il processo di acquisizione, tramite affitto di ramo d'azienda, del corriere emiliano. Una situazione che potrebbe far perdere il lavoro alle tremila persone che lavorano in maniera diretta o indiretta per Artoni. In una nota unitaria, i sindacati annunciano che lo sciopero indetto per il 16 febbraio prosegue anche oggi, promuovendo anche "azioni di visibilità e mobilitazione presso i siti Fercam".
Nel comunicato, le sigle forniscono la loro versione delle trattativa svolta con Fercam e Artoni per il trasferimento del personale del corriere alla nuova società FercamArtoni che doveva rilevare le attività di Artoni. I sindacati affermano di avere partecipato a un solo incontro con Fercam e Artoni per discutere il trasferimento, avvenuto il 10 febbraio 2017, da cui non è scaturita la definizione della procedura stabilita dall'articolo 47 della Legge 428/80.
Il 14 febbraio si è svolto un incontro al ministero del Lavoro per verificare la possibilità di attivare la cassa integrazione (Cigs) per i lavoratori non soggetti al passaggio d'azienda, che dovevano essere 170, secondo la richiesta di Fercam. L'incontro è proseguito anche il 15 febbraio, senza la presenza dei rappresentanti di Fercam. I sindacati precisano che "le Segreterie nazionali non hanno svolto nessun'altra delle riunioni cui fa riferimento la nota stampa di FercamArtoni".
La versione sindacale prosegue sostenendo che le "Segreterie Nazionali hanno presentato, il giorno stesso, a Fercam una proposta che accoglieva tutto quanto richiesto dall'impresa il venerdì precedente. Questo è stato possibile grazie alla disponibilità di Artoni a mantenere aperta una parte delle attività non cedute, affinché si potesse attivare la Cigs nei confronti dei lavoratori non soggetti al passaggio. Tale disponibilità, già richiesta il venerdì precedente, è stata comunicata all'incontro del 15 febbraio". A tale proposta "non è ancora pervenuta formale risposta".
Sulla base di tale ricostruzione, i sindacati affermano che "questo comportamento di Fercam evidenzia chiaramente la pretestuosità delle richieste stesse", precisando che "i 3000 posti di lavoro, tra lavoratori Artoni e lavoratori indiretti, sono stati compromessi unicamente dal comportamento scellerato di Fercam, FercamArtoni e Artoni. Il sindacato si è mosso, come sempre, con grande senso di responsabilità e, in soli tre giorni ha reso possibile accettare quanto richiesto da Fercam, mettendo a nudo le vere intenzioni dell'impresa".
Ora, i sindacati si stanno muovendo su due fronti. Il primo aziendale, chiedendo ad Artoni e Fercam un incontro "urgentissimo" per concludere la procedura di trasferimento, il secondo istituzionale, chiedendo al ministero per lo Sviluppo Economico "la urgente convocazione di un incontro di tutti i soggetti interessati per determinare un percorso condiviso, salvaguardare i livelli occupazionali e la condizione sociale delle maestranze interessate".
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