A quasi due anni di distanza dell'ingresso del fondo d'investimento Icon Infrastructure con una quota del 45%, il gruppo Spinelli ha messo a segno la sua prima acquisizione. Nel capoluogo ligure è stata infatti formalizzata la cessione da parte di Italiana Coke dell'80% di Terminal Rinfuse Genova, società terminalistica che ha in concessione un'area sotto la Lanterna da circa 160mila metri quadrati adibita finora allo sbarco di carbone e altre merci alla rinfusa. Un'attività andata progressivamente riducendosi (complice anche la chiusura della vicina centrale Enel del porto) e che, per effetto anche del concordato preventivo nella quale è rimasta coinvolta Italiana Coke, ha offerto a Spinelli e soci la possibilità di mettere a segno un'acquisizione che porterà a una riconversione del terminal.
L'imprenditore attivo anche nell'autotrasporto non sarà solo però in queste aree ai piedi della Lanterna perché è già previsto che una quota venga ceduta al Gruppo Msc interessato ad ampliare gli spazi operativi del vicino terminal di Calata Bettolo (operativo dal 2019), così come dall'altra parte potrà espandersi il Genoa Port Terminal che fa capo all'ormai quasi ex-presidente del Livorno Calcio. Sempre sulle aree del Terminal Rinfuse Genova dovrebbero inoltre trovare posto i depositi petroliferi del Gruppo Pir ma questa è una partita che richiede più tempo perché prevede il coinvolgimento anche del Comune di Genova e un trasferimento delle attività da Multedo.
Per Spinelli è un altro successo arrivato a poche settimane di distanza dal prolungamento della concessione fino al 2054 al suo Genoa Port Terminal dall'Autorità di Sistema Portuale genovese a fronte di un piano d'investimenti da 182 milioni che prevede nuove attrezzature e persino il tombamento dello specchio acqueo di Calata Inglese.
Nelle mire del duo Spinelli-Icon Infrastructure sembra esserci poi il progetto della Piattaforma Europa di Livorno (cui guarda con grande interesse anche Gruppo Investimenti Portuali, società controllata dai fondi Infracapital e Infravia), la nuova infrastruttura portuale dedicata in una prima fase alla movimentazione delle grandi navi portacontainer e in una seconda fase ai traffici di rotabili. Questa infrastruttura dalle grandi potenzialità ma anche molto oneroso (800 milioni complessivi, di cui 325 a carico dei privati) sembra però aver subìto una battuta d'arresto perché i termini per la presentazione delle manifestazioni d'interesse sono stati prorogati a dopo l'estate (29 settembre) e nel frattempo la locale autorità portuale, di concerto con il Ministero dei trasporti, ha avviato una revisione del progetto.
Ufficialmente, dice una nota del dicastero romano, per migliorarlo considerate "le importanti innovazioni normative introdotte negli ultimi due anni in materia di portualità ed opere pubbliche, prime fra tutte la riforma della normativa per i dragaggi ed il nuovo Codice Appalti" che "offrono una importante opportunità di rilettura di alcuni significativi aspetti del progetto al fine di ridefinirne modalità e tempi di realizzazione". In realtà pare che, seppure qualche interessato si sia manifestato in maniera più o meno esplicita alla Piattaforma Europa di Livorno, tutti abbiano più di un timore a imbarcarsi in un'opera dai grandi costi e da alcuni limiti imposti, per esempio dal fatto che la profondità dei fondali difficilmente potrebbe essere superiore ai 16 metri (con ciò limitando l'accesso del terminal alle grandi navi portacontainer di ultima generazione). Ad ogni modo Ministero e Autorità di Sistsmea Portuale lavoreranno a una revisione che renda il progetto della Piattaforma Europa più facilmente realizzabile con costi e tempi maggiormente contenuti.
Nicola Capuzzo
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