Agli armatori italiani, almeno a quelli rimasti in Confitarma, non piacciono le modalità di applicazione del marebonus, ossia del contributo per il trasporto combinato strada-mare, per il quale tra pochi giorni sarà firmato il Decreto attuativo. Il 15 settembre 2017, la confederazione ha affermato che il marebonus potrebbe fallire: "Per il suo successo sarà decisiva l'interpretazione che sarà data al termine 'aiuto' utilizzato nella Decisione del 19 dicembre 2016 con cui la Commissione europea ha autorizzato l'incentivo", spiega in una nota.
Confitarma precisa poi la questione: "La Decisione, da un lato prevede l'obbligo per l'armatore di ribaltare almeno il 70% dell'aiuto agli autotrasportatori; dall'altro prevede che lo stesso aiuto non possa superare l'importo degli investimenti sostenuti dall'armatore per poter far accedere gli autotrasportatori all'incentivo. Considerando che il Marebonus è rivolto all'autotrasporto e che gli armatori non ne devono beneficiare se non per compensare gli investimenti richiesti, secondo l'interpretazione logica, da sempre sostenuta da Confitarma, le compagnie di navigazione devono poter recuperare il costo degli investimenti effettuati per poter accedere al Marebonus, ribaltando agli autotrasportatori
almeno il 70% del contributo ricevuto".
Considerando che la Legge stanzia per il marebonus 128 milioni di euro, gli armatori dovrebbero investire almeno 38 milioni per attivare l'incentivo di 90 milioni da devolvere agli autotrasportatori (ossia il 70% del totale). "Invece, secondo l'interpretazione letterale, più restrittiva, l'intero contributo ricevuto dalle compagnie di navigazione viene considerato aiuto e pertanto, per garantire agli autotrasportatori gli stessi 90 milioni di euro, le compagnie di navigazione dovrebbero investire per miglioramenti dei servizi esistenti ben 128 milioni di euro, ovvero l'intero stanziamento previsto per il Marebonus, recuperando al massimo 38 milioni di euro", aggiunge Confitarma. "Se così fosse resterebbero privi di compensazione ben 90 milioni di investimenti che l'armamento dovrebbe sostenere per poter consentire all'autotrasporto di usufruire dell'incentivo".
Questa seconda situazione è considerata "iniqua" dalla confederazione, che la ritiene anche incoerente con le indicazioni della Commissione Europea. Per chiarire la questione, il ministero dei Trasporti ha formalmente chiesto alla Commissione di potersi attenere all'interpretazione condivisa da Confitarma (ossia la prima), ma non ha ancora ottenuto una risposta. Perciò, la Confederazione ha chiesto a Roma di sollecitare una risposta a Bruxelles prima dell'emanazione del decreto attuativo. "Solo a seguito del riscontro della Commissione europea si capirà se il Marebonus sarà un incentivo efficace o se, invece, sarà uno strumento del tutto inapplicabile", conclude la confederazione.
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