Dopo due settimane dalla scomparsa del comandante ucraino della portacontainer MSC Giannina, gli inquirenti di Genova puntano su due ipotesi, entrambe basate sull'omicidio: che l'uomo sia stato ucciso con premeditazione e poi gettato in mare, oppure sia caduto in mare durante una lite. I magistrati sono giunti a queste ipotesi per due motivi. Il primo è la testimonianza della moglie del comandante, che ha escluso l'ipotesi del suicidio. Il secondo è la scoperta da parte della Polizia scientifica di chiazze di sangue sulla nave.
La svolta di questi giorni porta a indagare su due ufficiali, anche loro ucraini. Non è stata necessaria alcuna misura restrittiva perché i due uomini non possono scendere dalla nave (che è ancora sotto sequestro al terminal VTE di Prà) perché non hanno il permesso di soggiorno. La portacontainer è approdata nel porto ligure la mattina del 28 ottobre, dopo essere salpata nel pomeriggio del 26 ottobre da Gioia Tauro.
All'arrivo nel porto, l'equipaggio ha denunciato la scomparsa del comandante, che gli inquirenti ritengono sia avvenuta tra le 19 del 26 ottobre e le 4 del 27 ottobre. Quindi, la Polizia ha cercato l'uomo a bordo con l'aiuto di un cane, senza alcun esito. Poi ha interrogato i ventuno membri dell'equipaggio e la moglie del comandante, giunta dall'Ucraina.
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