Dovrebbero essere tre giorni di trattativa a oltranza, dal 22 al 24 novembre 2017, per arrivare alla firma del rinnovo del contratto nazionale dopo due anni di trattative e tre giorni di sciopero a ottobre. La convocazione arriva dai tre sindacati confederali a tutte le venticinque sigle che rappresentano le imprese del settore. È una prassi inusuale, perché generalmente la convocazione giunge dalla parte datoriale, ma con questa mossa i sindacati vogliono superare la frattura che è avvenuta nella controparte tra chi rappresenta in prevalenza le aziende della logistica e delle spedizioni e chi quelle dell'autotrasporto. L'incontro inizierà alle 11:00 nella sede della Filt Cgil di Roma.
In realtà, il dialogo è iniziato in questi giorni in modo informale tra i sindacati e le sigle dell'autotrasporto Anita e Unatras per affrontare i nodi che hanno portato alla rottura di ottobre e allo sciopero. L'appuntamento del 22 novembre può essere il segnale del riavvicinamento delle parti su tali questioni. Il primo nodo riguarda la possibilità di attuare il lavoro a chiamata per gli autisti dei camion. In generale, la Legge premette alle imprese il lavoro a chiamata, però solo per le persone con età fino a 29 anni o superiore a 55 anni. L'attuale CCNL non lo prevede, ma formalmente un contratto nazionale non può vietarlo. Probabilmente si arriverà a un accordo che fissi delle percentuali rispetto all'organico aziendale, ma senza limiti di età.
Un altro punto di frizione riguarda la parte economica. Le aziende sarebbero favorevoli a un aumento, ma escludendo i neo-assunti, una posizione che non piace ai sindacati che temono che gli imprenditori chiudano le attuali aziende per riaprirne di nuove solo con neo-assunti, evitando quindi gli aumenti. Una possibile mediazione potrebbe essere sull'esonero degli aumenti alle imprese che riportano in Italia lavoro delocalizzato, oppure che trasformino in assunzioni italiane posizioni di distacco o somministrazione internazionale.
Le aziende chiedono misure drastiche sul contrasto all'assenteismo, perché crea grossi problemi organizzativi. In particolare, intendono contrastare le assenze nei giorni successivi a quelli festivi. Quindi hanno chiesto di non pagare i primi tre giorni di assenza per malattia, ipotesi scartata dai sindacati che propongono invece un sistema di riduzioni percentuali dello stipendio dopo un certo numero di giorni di assenza avvenuti dopo un giorno festivo.
C'è poi la questione della quattordicesima, su cui è esplosa nelle corse settimane una dura polemica tra le parti: i sindacati dicono che le imprese vogliono trasformarla da quota fissa a variabile sulla base della produttività, sostenendo che di fatto questa è una sua abrogazione, mentre le associazioni datoriali affermano che questa è una menzogna e che chiedono solo la sua distribuzione nelle altre mensilità. Vedremo se questo nodo permarrà oppure se si scioglierà da solo prima della trattativa.
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