Il sostituto procuratore di Livorno Daniele Rosa ha avviato l'inchiesta Olympus alla fine del 2016, svolta dalla Guardia di Finanza tramite intercettazioni telefoniche, indagini finanziarie e la perquisizione di venti locali a Livorno, Cecina, Piombino, Udine, Milano e Marsala. I Finanzieri hanno così individuato due società di trasporto internazionale che hanno beneficiato della frode grazie a un giro di false fatture per oltre quaranta milioni di euro, entrambe amministrate di fatto da un livornese, di cui sono state rivelate le iniziali (P.B.). Il meccanismo della frode ha coinvolto anche tre società "cartiere" e alcune imprese artigianali di autotrasporto.
In pratica, le due società beneficiare della frode commissionavano a piccoli autotrasportatori della Toscana, Sicilia, Calabria e Sardegna l'esecuzione di autotrasporti di vari prodotti (soprattutto manufatti in pelle, carta, carne e alimentari) dai punti di produzione al porti di Livorno e Civitavecchia, da dove le spedizioni proseguivano via mare verso destinazioni in America, Africa e Cina. Gli autotrasportatori però non fatturavano il servizio alle due società committenti, bensì a tre "cartiere" (una società individuale e due di capitali) intestate a prestanome, che sono state costituite appositamente per fungere da intermediari formali del trasporto.
Dopo avere ricevuto la vera fattura di autotrasporto, le tre "cartiere" rifatturavano il servizio alle due società committenti, aumentando l'importo in modo rilevante o aggiungendo fatture per servizi mai erogati, con il relativo addebito dell'Iva. Quando le due società committenti ricevevano tali fatture, ovviamente ne detraevano l'Iva, che però non era versata allo Stato dalle tre "cartiere". In questo modo, le due società beneficiare della frode accumulavano un fittizio credito dell'Iva e la deduzione di costi gonfiati. Secondo i Finanzieri, la frode avrebbe prodotto profitti illeciti per 3,1 milioni di euro.
Al termine dell'indagine, la Finanza ha imposto gli arresti domiciliari a sette persone accusate di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una complessa frode fiscale e ha sequestrato beni per oltre tre milioni di euro su conti correnti, immobili, denaro, automezzi e quote societarie nella disponibilità di quattro imprese (una ditta individuale e tre società) e di quattro degli indagati. Complessivamente, l'indagine coinvolge quaranta persone per emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
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