Nella nota che annuncia lo sciopero dell'11 maggio, le tre sigle confederali precisano che durerà 24 ore in tutta Italia, interessando i lavoratori dei porti dipendenti/soci delle imprese articoli 16, 17 e 18 e dipendenti delle AdSP nonché dei lavoratori marittimi dipendenti delle società delle associazioni in indirizzo e del rimorchio portuale. Il fermo dei lavoratori sarà così articolato: lavoratori dei porti/soci delle imprese articoli 16, 17 e 18 e dipendenti AdSP, intera prestazione; navi traghetto e navi da carico presenti nei porti nazionali, ritardi di 24 ore alla partenza della nave; amministrativi, operai, biglietterie, personale in servizio giornaliero ed in turistica, astensione di otto ore; servizi tecnico-nautici (rimorchio portuale, ormeggio, battellaggio e pilotaggio), astensione dell'interno turno per un massimo di 12 ore. Lo sciopero sarà effettuato garantendo le prestazioni che possano in qualche modo coinvolgere i diritti delle persone costituzionalmente tutelate.
Spiegando i motivi dello sciopero, i sindacati premettono che "la riforma della legislazione portuale rappresenta il caposaldo di un'operazione più ampia nel sistema dei trasporti nazionale volto a rimuovere penalizzanti ingorghi e strozzature in favore di una maggiore fluidità delle merci e, garantire, quindi, una prospettiva di sviluppo occupazionale ed economica al nostro Paese oltre che a rilanciare e riqualificare il lavoro portuale". Però, in tale contesto "riscontriamo, purtroppo, il perpetuarsi di azioni volte ad eludere le regole ed a mortificare il lavoro portuale a scapito della sicurezza delle operazioni portuali e dei lavoratori marittimi. Nonostante il puntuale quadro normativo vigente, si moltiplicano situazioni ed atti che mettono in seria discussione il ruolo dell'Ente terzo che tali regole è chiamato - per funzione e ruolo istituzionale - a far rispettare".
In particolare, le sigle citano "l'autoproduzione delle operazioni portuali al di fuori delle regole, che crea dumping nel lavoro portuale a grave rischio per la sicurezza, specialmente dei lavoratori marittimi adibiti a tali mansioni. L'incertezza attuativa nella complessiva gestione degli organismi di rappresentanza previsti dalla legge e quindi al loro ruolo consultivo su autorizzazioni e concessioni, dal depotenziamento delle competenze oggi presenti nelle AdSP fino ad arrivare ad atti che violano il diritto Costituzionale". Questa situazione, concludono i sindacati "tende a frenare l'impulso con cui la stessa riforma, nei prossimi anni, dovrà contribuire ad affrontare il contesto economico, in profonda evoluzione, e tecnologico".
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