Nel nome della "cura del ferro", l'ex ministro Delrio aveva stilato un ambizioso programma per il potenziamento delle infrastrutture ferroviarie, che comprende nuove linee ad alta velocità-alta capacità (oltre alla Torino-Lione il Terzo Valico, la Milano-Venezia, la Napoli-Bari e la Palermo-Messina-Catania) e un nuovo contratto di programma con Rete Ferroviaria Italiana. Solo quest'ultimo vale tredici miliardi di euro con diversi tipi d'interventi, tra cui due miliardi per la sicurezza, 1,3 miliardi per le reti regionali, cinque miliardi per il potenziamento e lo sviluppo dell'infrastruttura e 2,6 miliardi per nuovi lotti del Terzo Valico, della galleria di base del Brennero e dell'alta velocità Brescia Est-Verona.
Lo scorso aprile, il Cipe ha approvato il contratto di programma con RFI, ma manca un passaggio indispensabile per la sua attuazione: il parere delle Commissioni parlamentari dei Trasporti, che non è arrivato nella presente legislatura. Ora bisogna attendere la costituzione delle nuovi Commissioni e ciò lascia spazio al ministro Toninelli di poter riprendere in mano la questione con la possibilità di riaprire la trattativa con RFI e con le Regioni. Non è un punto formale, perché il Movimento 5Stelle ha chiaramente avversato alcuni progetti, come il Terzo Valico e l'alta velocità tra Brescia e Verona. Su queste opere, la Lega è invece favorevole, visto che le Regioni in cui viaggiano sono governate da una coalizione che la comprende.
Il contratto di governo tra Lega e M5S non dice nulla su questi temi. Ci sono dichiarazioni di principio, come questa: "Senza un'adeguata rete di trasporto ad alta capacità non potremmo mai vedere riconosciuto il nostro naturale ruolo di leader della logistica in Europa e nel Mediterraneo. È necessario inoltre favorire lo switch intermodale da gomma a ferro nel trasporto merci investendo nel collegamento ferroviario dei porti italiani".
Per quanto riguarda la linea ferroviaria Torino-Lione, il contratto afferma che "ci impegniamo a ridiscuterne integralmente il progetto nell'applicazione dell'accordo tra Italia e Francia". Anche in questo caso, non si sa che cosa ciò significa in termini concreti. Non si parla di fermare i lavori (come era scritto in una prima bozza del contratto) e d'altra parte il progetto è già stato ridimensionato nel 2007 rispetto a quello originale. Inoltre, bisogna considerare che la Lega ha votato in Parlamento l'attuale accordo nel 2016. Non è chiaro quali possano essere i margini di ulteriori modifiche, che comunque andrebbero concordate con i francesi mentre i lavori sono in corso. Aspettiamo quindi la prossima ricetta.
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