Il crollo del ponte Morandi ha reso più difficile e costoso il flusso "orizzontale" dei container a Genova, ossia quello che collega il bacino di Sampierdarena con quello di Prà. Per evitare il collasso causato dall'intreccio con il traffico elle autovetture, si sta costruendo una via dedicata ai veicoli pesanti all'interno dello stabilimento Ilva, ma bisogna tenere conto che è una soluzione d'emergenza, che tra l'altro costringerà i camion a procedere con velocità da cantiere. Per gli autotrasportatori è necessario quindi ridurre il flusso orizzontale, cambiando alcuni processi operativi del ciclo del container. Per trovare una soluzione comune della filiera hanno incontrato il 28 agosto i rappresentanti degli spedizionieri e degli agenti marittimi.
La mattina, gli autotrasportatori (tramite Fita Cna, Confartigianato Trasporti, Fai Conftrasporto, Fiap e Trasportounito) hanno incontrato Spediporto, ossia i soli spedizionieri, per trovare un'intesa sui punti da presentare poi agli agenti marittimi, incontrati nel pomeriggio. "Chiediamo uno sforzo dell'intera filiera, comprese le compagnie marittime, per ridurre il traffico di veicoli industriali tra i due bacini portuali, che è pari a circa il trenta percento di quello che insiste sul porto", spiega Giuseppe Bossa, coordinatore dell'Osservatorio Autotrasporto di Genova. "In concreato abbiamo chiesto di puntare sulla verticalizzazione del trasporto di container, ossia i collegamenti tra Genova e l'entroterra riducendo i flussi orizzontali tra bacini".
Uno dei metodi per farlo è evitare, per esempio, che un camion che porta un container pieno a un terminal di levante debba caricarne uno vuoto per un terminal di ponente, o viceversa. Lo stesso camion dovrebbe quindi ricaricare al terminal di scarico un container per l'entroterra. Il punto critico di questa soluzione è che le compagnie marittime avrebbero meno container da imbarcare sulle navi che scaricano i pieni e che sono destinati ad altri porti del mondo, perché dovrebbero tenere una scorta di vuoti nei terminal genovesi, con un incremento di costi nella loro logistica dei vuoti. "Ci rendiamo conto degli eventuali disagi per le compagnie, ma l'intero sistema portuale deve affrontare questa emergenza. Se bisogna muovere container vuoti da levante a ponente, si può eventualmente farlo di notte", aggiunge Bossa.
Un secondo intervento è condividere i container tra le compagnie, aumentando un sistema che già in parte avviene ora. "Per esempio, un container pieno di una compagnia caricato nel porto di Genova e scaricato nell'entroterra invece di tornare vuoto nel porto può essere trasportato con lo stesso camion in un'altra località dell'entroterra per ricaricarlo e poi imbarcarlo a Genova, anche con carichi di altre compagnie marittime, riducendo così la movimentazione dei vuoti", precisa Bossa. Nella riunione della mattina autotrasportatori e spedizionieri hanno parlato anche di provvedimenti già affrontati durante la vertenza sui tempi di attesa, precedente al crollo del ponte.
Al termine di questa riunione, le parti hanno condiviso alcune richieste da sottoporre alle compagnie marittime e ai terminalisti. Alle compagnie chiedono sei interventi: obbligo del buono di consegna elettronico o spedito per email; obbligo della rimessa in termini elettronica; riutilizzo dei container vuoti in import; restituzione e ritiro vuoti aperta su più depositi; ritiro vuoti e consegna pieni con prenotazione o lettera di vettura aperta fuori dall'orario di ufficio (ossia dalle 4.00 alle 9.00 e dalle 17.00 alle 22.00); estensione del Free Time.
Ai terminalisti, gli autotrasportatori e gli spedizionieri chiedono un orario omogeneo di apertura dalle 4.00 alle 22.00 sia nei terminal, sia nei depositi cittadini asserviti al porto; bilanciamento dei container vuoti sui due bacini di levante e ponente; individuazione di un'area retroportuale per il rilancio dei container vuoti sull'asse Voltri Rivalta e Sampierdarena Rivalta; indicazione del numero di sigillo su interchange; verifica dello stato del container in uscita. In linea generale, gli operatori chiedono di definire una linea di comunicazione congiunta per superare il concetto di consegna e ritiro tassativo della merce. Infine, autotrasportatori e spedizionieri hanno deciso di chiedere un incontro con il ministero dei Trasporti e l'Agcom per discutere dei costi supplementari causati da questa emergenza.
Nel pomeriggio, gli autotrasportatori e gli spedizionieri hanno incontrato i rappresentanti degli agenti marittimi, rappresentati da Assagenti e di alcune compagnie marittime. "Con loro abbiamo ripreso i punti condivisi la mattina con gli spedizionieri con lo scopo di ottimizzare i viaggi", spiega Giuseppe Tagnochetti, coordinatore per la Liguria di TrasportoUnito. "In pratica, con loro vogliamo trovare soluzioni condivise per semplificare le procedure documentali, evitare attese, viaggi a vuoto e ritardi dei veicoli e cercare depositi per ottimizzare la gestione dei container vuoti così da impiegarli razionalmente sui due bacini".
Trasportounito valuta che il crollo del Morandi faccia perdere all'autotrasporto container che gravita su Genova il 35% della sua produttività: "I provvedimenti illustrati ieri potrebbero farci recuperare il cinque percento di tale perdita. Anche con altri provvedimenti e alternative sulla viabilità non arriveremo comunque a un recupero completo della produttività, quindi resteranno dei costi supplementari, che non possono cadere sulle spalle dei soli autotrasportatori. Chiediamo quindi anche agli altri operatori di condividere questo sacrificio attraverso un'analisi degli extra costi".
Il passo successivo prevede che Assagenti produca un proprio documento sulla base di quello firmato da autotrasporto e Spediporto per portare poi una posizione comune all'Autorità portuale, che aprirà un Tavolo con le compagnie marittime per trovare soluzioni condivise da tutti. L'obiettivo è chiudere questo percorso prima della completa ripresa delle attività del porto.
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