Anche il Marocco subisce la pressione dell'aumento del prezzo del carburante, che ha portato gli autotrasportatori ha fermare le attività. La protesta dell'autotrasporto marocchino è iniziata sabato 24 ottobre e ha portato progressivamente alla paralisi diverse attività industriali e commerciali del Paese, compresi i porti. Gli autotrasportatori chiedevano l'avvio del gasolio professionale, ossia un prezzo ridotto per i veicoli industriali, per contrastare l'aumento del prezzo alla pompa (che ha raggiunto gli 11 dirham al litro, pari a un euro). L'adesione al fermo è stata variabile, perché in Marocco operano oltre una ventina di associazioni degli autotrasportatori (che son in prevalenza padroncini), alcune delle quali hanno interrotto la protesta il 31 ottobre.
La fine completa del fermo è avvenuta il 3 novembre, dopo un incontro a Rabat di cinque ore con il ministro dei Trasporti, Abdelkader Amara. Il fermo è finito dopo l'impegno del ministro dei Trasporti a presentare al suo collega delle Finanze una norma sul gasolio professionale che prevederebbe il rimborso delle accise, che potrebbe essere introdotta come emendamento nella Legge Finanziaria 2019, che il Parlamento marocchino sta discutendo. Il ministro dei Trasporti ha fatto altre concessioni: aumenterà dal 14% al 20% la percentuale dell'Iva che gli autotrasportatori fatturano ai loro committenti; aumenterà a 190mila dirham (circa 17.500 euro) il contributo alla rottamazione dei veicoli industriali per rinnovare il parco; aumenterà al 30% la tolleranza sul sovraccarico; finanzierà i corsi di formazione per la carta di qualificazione professionale; migliorerà la copertura previdenziale per il personale.
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