Dal tragico e doloroso crollo del ponte Morandi a Genova, il Governo italiano, specificatamente il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha impattato violentemente in una questione di primaria importanza: dotare l'Italia di infrastrutture tecnicamente evolute, moderne e sicure. Dando assoluta priorità alle emergenze – il capoluogo ligure – le istituzioni devono occuparsi di tutta una serie di opere rimaste incompiute e che danneggiano economicamente le aree geografiche interessate, come l'autostrada A33 Asti-Cuneo, uno dei tanti cantieri aperti che ha recentemente provocato una serie di proteste.
La mattina del 16 novembre 2018 l'associazione "Langhe Roero-Tavolo delle autonomie per il Territorio", composta da settantatré Comuni, ha portato circa centocinquanta persone sotto il palazzo della Prefettura di Cuneo per chiedere a viva voce che l'autostrada venga terminata in tempi brevi, trattandosi solo di nove chilometri. Fra i partecipanti alla manifestazione erano presenti alcuni rappresentanti del territorio, come il sindaco di Asti, Maurizio Rasero, il primo cittadino di Castagnito, Felice Isnardi, il sindaco di Bra, Bruna Sibille, il sindaco di Cuneo e presidente della Provincia, Federico Borgna, e il presidente della regione Piemonte, Sergio Chiamparino, giunto nel capoluogo con il suo assessore ai trasporti, Francesco Balocco.
Le Autorità hanno concluso la protesta incontrando il prefetto Giovanni Russo e consegnando una lettera rivolta al ministro Toninelli: "Sono trent'anni che la provincia di Cuneo aspetta quest'opera. Grazie al ministro Delrio si era arrivati ad un passo dal completamento, ma dall'attuale governo non ci sono state risposte" ha dichiarato Sergio Chiamparino, presidente della regione Piemonte, mentre Federico Borgna – presidente della Provincia – sottolineava come l'attesa di questa struttura costi al sistema economico cuneese circa 300mila euro al giorno.
Il progetto dell'autostrada A33 ha un valore di circa due miliardi di euro. Il tratto è lungo 90 chilometri e si divide in due tronchi, collegati tra di loro dalla Torino-Savona: il primo è compreso tra lo svincolo Massimini e Cuneo, il secondo tra Marene e Asti-Est. Le tratte mancanti sono due. Da una parte il lotto che completerebbe la viabilità intorno a Cuneo, dall'altra il collegamento tra Roddi, l'uscita per Alba, e Cherasco, punto in cui l'autostrada si interrompe in modo brusco.
L'opera prevedeva prima la costruzione di un tunnel sotto il fiume Tanaro, con costi pari a 700 milioni di euro, ma in accordo con la società concessionaria, il gruppo Gavio, il Ministero ha modificato il progetto alla fine del 2017, optando per la costruzione della tratta in superficie, i famosi nove chilometri, dei quali sei di autostrada e tre di tangenziale veloce per Alba.
L'ex ministro Delrio si era rivolto alla Commissione europea e aveva reperito le risorse necessarie (350milioni di euro) per il completamento dell'Asti-Cuneo attraverso il meccanismo del cross-financing, ovvero una mini proroga della concessione sulla Torino-Milano in cambio di investimenti infrastrutturali. Si tratta di circa 8,5 miliardi di euro da investire in lavori, ma che richiedono l'approvazione del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica), che ad oggi, pare, non si sia ancora espresso.
Nel frattempo il ministero dei Trasporti ha reso noto che "attualmente è in corso l'interlocuzione tra questo ministero e la società concessionaria in merito a un dossier infrastrutturale che comporta valutazioni complesse. Tuttavia il ministro Toninelli vuole sottolineare con forza come, in relazione alla vicenda dell'Asti-Cuneo, ai precedenti Governi facciano capo gravissime responsabilità, avendo questi per lungo tempo insistito con un progetto faraonico che aveva portato all'aumento a dismisura dei costi dell'intervento, che è stata la reale causa del blocco pluriennale dell'opera".
Davide Debernardi
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